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Led, tecnologia e colori – Le interazioni di YesYesNo

Si chiamano YesYesNo e sono un collettivo d’artisti newyorkesi. Già il nome tradisce lo spirito della loro arte: divertente, ironica, bizzarra. E sociale. Realizzano public installation dove luce e tecnologia s’incontrano. Li chiamano, “progetti interattivi“.

Connecting Light è il light project presentato per il London 2012 Festival. Hanno scelto i 117 chilometri del muro di Adriano, la frontiera che un tempo divideva la parte romana dell’Inghilterra dalla zona abitata dai celti, e qui hanno installato dei palloncini gonfiati ad elio al cui interno sono state inserite delle luci a Led.

Un software collegava in rete i palloncini e il pubblico. Gli spettatori avevano la possibilità di gestire dai propri smartphone l’accensione delle sfere che si illuminavano in corrispondenza degli sms inviati. Si poteva assistere all’installazione anche in rete. L’obiettivo era quello di trasformare una struttura difensiva, un muro appunto, in una struttura comunicativa e trasmettere quindi un segnale di apertura e di dialogo.
Continua su Archilight: http://www.archilight.it/GetPage.pub_do?id=8a8a8ac118545b3f0118552b0eb70167&_JPFORCEDINFO=4028e4153a1be2ad013a1d4b453b00d0

Si chiamano YesYesNo e sono un collettivo d’artisti newyorkesi. Già il nome tradisce lo spirito della loro arte: divertente, ironica, bizzarra. E sociale. Realizzano public installation dove luce e tecnologia s’incontrano. Li chiamano, “progetti interattivi“.

Connecting Light è il light project presentato per il London 2012 Festival. Hanno scelto i 117 chilometri del muro di Adriano, la frontiera che un tempo divideva la parte romana dell’Inghilterra dalla zona abitata dai celti, e qui hanno installato dei palloncini gonfiati ad elio al cui interno sono state inserite delle luci a Led.

Un software collegava in rete i palloncini e il pubblico. Gli spettatori avevano la possibilità di gestire dai propri smartphone l’accensione delle sfere che si illuminavano in corrispondenza degli sms inviati. Si poteva assistere all’installazione anche in rete. L’obiettivo era quello di trasformare una struttura difensiva, un muro appunto, in una struttura comunicativa e trasmettere quindi un segnale di apertura e di dialogo.
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Si chiamano YesYesNo e sono un collettivo d’artisti newyorkesi. Già il nome tradisce lo spirito della loro arte: divertente, ironica, bizzarra. E sociale. Realizzano public installation dove luce e tecnologia s’incontrano. Li chiamano, “progetti interattivi“.

Connecting Light è il light project presentato per il London 2012 Festival. Hanno scelto i 117 chilometri del muro di Adriano, la frontiera che un tempo divideva la parte romana dell’Inghilterra dalla zona abitata dai celti, e qui hanno installato dei palloncini gonfiati ad elio al cui interno sono state inserite delle luci a Led.

Un software collegava in rete i palloncini e il pubblico. Gli spettatori avevano la possibilità di gestire dai propri smartphone l’accensione delle sfere che si illuminavano in corrispondenza degli sms inviati. Si poteva assistere all’installazione anche in rete. L’obiettivo era quello di trasformare una struttura difensiva, un muro appunto, in una struttura comunicativa e trasmettere quindi un segnale di apertura e di dialogo.
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Si chiamano YesYesNo e sono un collettivo d’artisti newyorkesi. Già il nome tradisce lo spirito della loro arte: divertente, ironica, bizzarra. E sociale. Realizzano public installation dove luce e tecnologia s’incontrano. Li chiamano, “progetti interattivi“.

Connecting Light è il light project presentato per il London 2012 Festival. Hanno scelto i 117 chilometri del muro di Adriano, la frontiera che un tempo divideva la parte romana dell’Inghilterra dalla zona abitata dai celti, e qui hanno installato dei palloncini gonfiati ad elio al cui interno sono state inserite delle luci a Led.

Un software collegava in rete i palloncini e il pubblico. Gli spettatori avevano la possibilità di gestire dai propri smartphone l’accensione delle sfere che si illuminavano in corrispondenza degli sms inviati. Si poteva assistere all’installazione anche in rete. L’obiettivo era quello di trasformare una struttura difensiva, un muro appunto, in una struttura comunicativa e trasmettere quindi un segnale di apertura e di dialogo.
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