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Pasta Fattora andrà a votare per fermare il nucleare il prossimo 12 Giugno 2011.

Il Gruppo Milo da oltre cento anni opera nel settore alimentare garantendo prodotti di qualità e giusta nutrizione. Produciamo sua sul mercato nazionale che su quello internazionale fornendo i nostri prodotti a catene della Grande Distribuzione Organizzata e non solo.
Siamo specializzati in prodotti da forno (taralli, scrocchiarelle e bruschettine), olio, Paste fresche e secche speciali tramite l’uso d’impianti moderni e rispettosi degli antichi processi di lavorazione. Inoltre selezioniamo e scegliamo soltanto semole extra, lavorate successivamente in camera sterile per rendere unici i nostri prodotti.
La produzione si caratterizza,altresì, per un elevato livello di sicurezza dato dai nostri controlli post-produzione. Infatti all’interno dell’azienda disponiamo di un laboratorio d’analisi che ci consente di verificare costantemente la corrispondenza con gli standard qualitativi seguiti dalla società.
Oltre a presentare la nostra società sul canale web e informarvi dell’esistenza del nostro sito internet (www.fattora.it) e del nostro spazio Facebook (http://www.facebook.com/fattora) vorremmo, in questa sede, lanciare un appello a favore del Si al Referendum del 12 e 13 Giugno.
Sarebbe infatti un’azione irresponsabile affidare il futuro dei nostri prodotti, del nostro paesaggio e delle nostre prelibatezze enogastronomiche. all’energia nucleare e alle sue nefaste conseguenze ambientali. Per questo come azienda, per responsabilità sociale e attenzione verso il futuro, abbiamo deciso di metterci la faccia.
Invitiamo tutti coloro i quali ci stanno leggendo ad andare a votare per fermare questo pericolo. Se l’Italia è conosciuta per il suo cibo e le sue bellezze lo si deve anche alle scelte coraggiose che sono strate fatte in passato. I maggiori nodi del problema nucleare (inteso come problema di valutazione dell’opportunità di una scelta energetica significativamente basata sul nucleare) sono:

  1. il costo, ovvero la reale convenienza economica del nucleare (costi reali di allestimento, costi di dismissione o smantellamento).
    La spesa di costruzione di una centrale nucleare raffreddata ad acqua da 1000 MW è stimata essere di circa 1,5 miliardi di €. Questa stima non deve però essere confusa con il costo reale della messa in opera, in quanto si riferisce esplicitamente a sole valutazioni ingegneristiche. I calcoli infatti sono parametrizzati su un tempo convenzionale (engineering-based) di 5 anni per la costruzione dell’impianto nucleare, mentre il tempo effettivo è diverso: in Occidente, considerando tutti i reattori ultimati nel quinquennio 2001-2005, la costruzione è avvenuta in media in 109 mesi. Aggiungendo poi il tempo necessario a ottenere permessi, autorizzazioni e valutazioni di impatto ambientale nonché quello per i lavori di connessione alla rete elettrica, i tempi reali si attestano in media sui 200 mesi (16,6 anni). Il nodo costituito dalla necessità di consenso pubblico sui siti di costruzione degli impianti, unito a quello della ricerca di consenso elettorale degli amministratori locali, rendono quindi inutilizzabile la stima di costi basata solo su fattori ingegneristici.
  2. scenari sull’andamento futuro del mercato dei rispettivi combustibili e/o materiali e/o tecnologie. Per quel che riguarda il costo del combustibile, il 40% delle richieste di uranio vengono soddisfatte (dati 2008) da fornitori secondari – uranio immagazzinato o materiale ex-militare – e da materiali riciclati. Questo stato di cose aveva finora mantenuto basso il prezzo dell’uranio, ma nel giro di 5 anni esso è aumentato di circa 10 volte come reazione anticipata alla crescita della domanda e al depauperamento delle forniture secondarie.
  3. la sicurezza degli impianti;
  4. lo smaltimento dei rifiuti nucleari;
  5. il controllo sulla non-proliferazione parallela di armamenti nucleari;
  6. l’efficacia del nucleare nell’abbattimento delle emissioni di gas-serra;
  7. la disponibilità effettiva di combustibile nucleare (soprattutto uranio).

Fermare il nucleare per tutelare il territorio, i nostri prodotti enogastronomici, le nostre aziende: il nostro Paese. No nucleare.

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