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Il confezionamento nell’industria alimentare

I ritmi frenetici della quotidianità, tra casa, ufficio, palestra… ci portano spesso a trascurare l’aspetto salutare dell’alimentazione, sostituito dalla praticità.
Negli ultimi anni si sono infatti ridotti i consumi di cibi freschi, quali: verdure, frutta, carne. A favore di cibi già pronti, o comunque che sono stati sottoposti ad un processo di lavorazione che ne consente una più lunga conservazione.

Per spingerci a consumare questi alimenti, spesso conservati in buste o in contenitori sottovuoto, le aziende produttrici sviluppano intere campagne di marketing incentrate sull’attrattività del prodotto, studiando e promuovendo le caratteristiche del packaging, più che il prodotto stesso. Un piccolo esempio potrebbe essere dato da primi piatti già pronti, in confezione monodose realizzata spesso in cartone resistente alle radiazione che può essere riscaldato nel forno a micro – onde. Ovviamente ideale per una pausa pranzo veloce, come quella di molti dipendenti aziendali che non possono perder tempo a fare la fila in un bar, piuttosto che in una pizzeria.
Ciò che non viene raccontato, ma che gioca un ruolo fondamentale per la conservazione degli alimenti, è il gas che viene utilizzato nel processo di confezionamento.
Qualunque gas, essendo incolore, al momento dell’apertura della confezione, non può essere osservato ma il suo ruolo è importantissimo ai fini della conservazione dell’alimento stesso. Infatti, proprio grazie al giusto mix di gas si riesce a creare un ambiente di conservazione in cui è resa impossibile la formazione di micro organismi dannosi per la salute umana.
I gas generalmente utilizzati dall’industria del confezionamento sono essenzialmente: l’ossigeno, l’azoto e l’anidride carbonica.
Nello specifico, l’azoto, che è un gas insolubile, oltre ad essere inodore e insapore, non svolge un’azione direttamente antibatterica ma combatte la formazione dei micro organismi. Inoltre, evita lo schiacciamento dei prodotti nella confezione e rallenta la decolorazione degli alimenti. L’utilizzo più diffuso è nel campo degli affettati.
L’ossigeno, è invece solubile in acqua e grassi, il suo utilizzo principale è per evitare il decolora mento delle carni. Il difetto fondamentale dell’ossigeno è che favorisce la vita dei micro organismi, ma ad alte concentrazioni ha l’effetto contrario, ovvero li brucia. Inoltre, le confezionatrici che utilizzano questo gas devono essere dotate di una valvola speciale che evita che il gas si infiammi.
Infine, tra i gas più utilizzati nei processi di confezionamento, c’è l’anidride carbonica. Questo gas ha però un forte odore e tende ad essere assorbito dagli alimenti, perciò è utilizzato con moderazione. Viene però impiegato poiché è in grado di creare un ambiente ostile alla proliferazione dei micro organismi.
In linea di massima, tutte le confezionatrici alimentari sono realizzate per poter confezionare in atmosfera protettiva. Sono perciò in grado di utilizzare questi gas, da soli oppure adeguatamente miscelati in percentuali diverse.

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