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Amore, morte e ossessione: ‘Abbracci spezzati’ di Almodovar

Un triangolo di passione, tormentato e sensuale. Un incidente che
spezza gli abbracci e fa calare il buio sul personaggio principale, lo
sguardo perso come metafora del cinema e della recente storia della
Spagna. Il 6 novembre torna nelle sale italiane Pedro Almodovar con il
suo nuovo film Los Abrazos Rotos – Gli abbracci spezzati, molto
applaudito al recente Festival di Cannes.

L’amore lacerante – Los Abrazos Rotos è la storia di Mateo Blanco,
ex regista diventato cieco in seguito ad un grave incidente. La perdita
della vista ha rivoluzionato la vita di Mateo, che ha lasciato il
cinema per fare il romanziere e firmare le sue storie con lo pseudonimo
di Harry Caine. Pieno di forza vitale, Mateo non ha rinunciato a
condurre un’esistenza creativa ma non riesce a liberarsi dai fantasmi
del passato, dall’amore tragico che ha vissuto e che racconta a Judit,
la produttrice che si prende cura di lui, e a so figlio Diego.

Il puzzle dei ricordi – Un po’ alla volta Mateo ricostruisce la sua
vita passata per mezzo delle immagini, impresse su pellicola e
scomposto in un puzzle che corrisponde alla marea dei ricordi. Il
menage-a-trois di passione, ossessione e potere che lo ha coinvolto
insieme alla affascinante Lena e al ricco Ernesto Martel, è una storia
interrotta che ha visto la morte metaforica di Mateo e Lena, ma mai
veramente terminata. Ancora un grande melodramma da Pedro Almodovar,
che ricompone il puzzle della memoria con citazioni dai classici del
cinema, tra cui un doveroso omaggio a Roberto Rossellini.

 

I suoi film precedenti, con riferimento esplicito a Donne sull’orlo di
una crisi di nervi, il suo amore per il cinema, con gli spezzoni di
Viaggio in Italia di Rossellini, tra gli altri, la difesa del diritto
del regista di essere proprietario e responsabile della sua opera, le
donne sempre più forti degli uomini e persino la storia politica della
Spagna: c’é tutto questo e altro nella complessa storia drammatica
dell’ultimo film di Pedro Almodovar, Gli abbracci spezzati, in concorso
al Festival di Cannes con Penelope Cruz superstar.
La prima
proiezione stampa, in mattinata, ha avuto applausi per un’opera che è
già uscita, con recensioni contrastanti, in Spagna a metà marzo e sarà
nelle sale italiane il 2 ottobre distribuita dalla Warner Bros.
E’
un Almodovar meno coinvolgente, più freddo rispetto ai precedenti, più
drammatico che melodrammatico, con la voglia di rendere omaggio
all’arte del cinema citando ogni icona, da Audrey Hepbrun a Bunuel, da
Antonioni a Hitchcock, quello che ha riportato per la quarta volta la
Cruz sotto la sua direzione, dopo l’Oscar per il film di Woody Allen,
Vicky Cristina Barcelona. Lo sceneggiatore cieco Harry Caine (Lluis
Homar) si trova a fare i conti con il suo doloroso passato.
Prima
di essere Harry era il regista Mateo Blanco che durante le riprese
della commedia Chicas y maletas si innamora della sua protagonista,
Lena (Cruz), attrice per diletto essendo l’amante mantenuta di Ernesto
Maleto (José Luiz Gomez), un finanziere più anziano di lei disposto a
fare il produttore.
La relazione, spiata brutalmente da Ernesto,
filmata dalla telecamera del figlio omosessuale di lui, Ernesto jr, e
mal sopportata da Judith (Blanca Pontillo), la direttrice di produzione
del film, un tempo in coppia con il regista che si rivelerà essere il
padre del giovane Diego, evolve drammaticamente. I due amanti si
rifugiano a Lanzarote fin quando in un sospetto incidente d’auto lei
morirà e lui resterà cieco.
Ma il passato riemergerà: Harry
rimonterà il suo film, terminandolo con l’ultimo bacio di Lanzarote e
tornerà ad essere Mateo Blanco. "Nella storia del protagonista maschile
c’é la metafora della Spagna. Alla metà degli anni ’70 il mio Paese ha
dovuto lasciar perdere il passato per guardare al futuro – ha detto
Almodovar riferendosi all’amnistia generale post franchista del ’77 -;
ora, dopo 30 anni, la Spagna e’ diventata una democrazia adulta e
solida e ha potuto fare i conti con il suo passato perché è impossibile
rinunciarvi altrimenti quei fantasmi rischiano di corrompere la
democrazia.
E’ la legge della memoria storica, in parte però
disattesa", ha aggiunto riferendosi alla legge di 4 anni fa che ha
tentato di far luce sugli orrori del regime di Franco.
"C’é uno
psicanalista in sala?", ha scherzato con la stampa Almodovar per
spiegare perché nei suoi film "le donne sono sempre più forti,
combattenti e i maschi deboli. Forse perché sono stato educato al
grande spettacolo della vita da una famiglia diretta da donne forti.
Una generazione che negli annì50 è stata costretta, dopo la guerra, a
crescere da madri eccezionali. Ammiro queste donne, a loro dobbiamo il
recupero del nostro paese. Sarà forse per questo che i ragazzi di
quegli anni hanno 4-5 cm più dei loro predecessori? Intendevo in
statura, naturalmente".

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