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di Suzette Boon, Kathy Steel e Onno van der Hart. Edizione italiana a cura di Giovanni Tagliavini e Gabriella Giovannozzi. Editore MIMESIS, Milano, 2013. Perché leggere La Dissociazione Traumatica di O. Van der Hart, S. Boon e K. Steele? Innanzitutto perché è un manuale pratico che si rivolge sia ai terapeuti che alle persone che stanno vivendo un problema dissociativo di origine post-traumatica. La logica del libro è che dalla collaborazione tra terapeuta e paziente nasce la comprensione del problema, la si condivide e si percorre insieme una strada verso il fronteggiamento. Dagli autori, ma anche dai curatori italiani, questo testo è presentato come un’occasione di stimolo alla riflessione sul percorso clinico e di vita quotidiana dei pazienti che vivono le difficoltà conseguenti ai disturbi dissociativi. Da qui anche la necessità di svilupparlo come guida all’affrontare quotidianamente le traversie di questa condizione. Van der Hart e colleghe lo considerano la naturale prosecuzione di The Haunted Self (ndr tradotto in italiano con il titolo di Fantasmi nel Sé) e ad un lettore attento a questi temi la connessione non sfuggirà. Ma questo non pregiudica la lettura e la comprensione del nuovo testo.Che siate pazienti o terapeuti troverete un importante viatico sull’accoglienza non giudicante, necessaria nella relazione terapeutica e non solo rispetto ai disturbi dissociativi, sulle strategie per avvicinarsi e aprire il dialogo alle parti dissociative, su come giungere all’integrazione del materiale dissociativo.Nel libro viene sistematizzata finalmente una più chiara concettualizzazione dell’approccio terapeutico al materiale post-traumatico, da qui derivano indicazioni cliniche molto pratiche e utili e vengono proposti gli strumenti per intervenire rispetto alla dissociazione correlata al trauma e ai comportamenti disadattivi connessi. Le indicazioni cliniche accompagneranno paziente e terapeuta verso l’elaborazione-risoluzione del materiale traumatico. Il testo quindi è suddiviso in otto parti più un’appendice tecnica. La prima parte è incentrata sulla comprensione della dissociazione e dei disturbi legati ai traumi. Qui troviamo gli elementi per cui il concetto di dissociazione appare più preciso, rispetto a come spesso viene utilizzato in confusione tra processo, struttura intrapsichica, difesa e/o deficit. La seconda parte descrive le abilità di base per fronteggiare la dissociazione, fornendo indicazioni concrete su come svilupparle. Nella terza parte gli autori propongono un pacchetto di indicazioni tecniche e pratiche affinché il paziente possa migliorare la qualità del proprio quotidiano e di conseguenza anche delle persone con cui è in relazione . La quarta parte apparentemente è il passaggio più spigoloso di questo percorso, poiché è incentrata sull’affrontare i ricordi traumatici e gli stimoli che ne innescano gli effetti disfunzionali: anche qui gli autori sono riusciti a creare un accompagnamento per terapeuti e pazienti verso una gestione serena e collaborativa di questo momento, fornendo le opportune strategie e tecniche di fronteggiamento.La quinta parte si occupa di introdurre la comprensione e la gestione delle emozioni e dei pensieri, completando le indicazioni per l’acquisizione delle abilità necessarie a questo scopo nella parte sesta. Non può non essere dedicato uno spazio a questo punto, al migliorare le relazioni con gli altri, aspetto sempre molto critico per questi pazienti, in questa settima parte, si trovano utili spiegazioni dello stato delle relazioni che comunemente affligge il mondo affettivo di chi soffre di problemi dissociativi, non solo ma si trovano anche le indicazioni su come fronteggiare le difficoltà.Un valore aggiunto di questa pubblicazione si trova anche in coda, poiché l’ottava parte e le appendici forniscono un prezioso pacchetto di indicazioni per il lavoro in gruppo con questi pazienti. L’iter e le competenze del gruppo sono visti in un’ottica “formativa” e riprendono tutti i passaggi già elencati nelle precedenti parti del libro, armonizzandone gli effetti che la persona e il terapeuta dovrebbero raccogliere, in un’esperienza di gruppo che conferma quanto appreso e aiuta a mantenere gli obiettivi raggiunti e a recuperare in seguito a eventuali “ricadute”.Che dire in chiusura? Uso le parole dei curatori, assolutamente significative rispetto a questo lavoro: “gli autori ci ripetono senza sosta che questo percorso di salute è impegnativo ma possibile: vale la pena intraprenderlo…la strada è quella di sviluppare una maggiore empatia, comunicazione e collaborazione, sia internamente tra le parti di sé che esternamente tra terapeuta e paziente e tra quest’ultimo e le persone che ha intorno”: senza dubbio La Dissociazione traumatica di Boon, Steele e Van der Hart è una buona guida per questo viaggio!
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