Covid, analisi francese su The Lancet lancia dure accuse a gestione pandemica in Italia
Roma, 24 gennaio – “La decisione del Governo nazionale e regionale della Lombardia di non creare una cosiddetta zona rossa intorno ad Alzano Lombardo e Nembro (bloccando l’ingresso e l’uscita dai due comuni), quando a fine febbraio 2020 è stato scoperto Covid-19 nella popolazione, è ritenuta direttamente responsabile della diffusione dell’infezione ad altri comuni della provincia di Bergamo, in particolare nella Val Seriana, poi in tutta Europa”.
L’affermazione, che è contiene un duro giudizio di valore, è contenuta in un’analisi condotta in Francia e pubblicata sabato scorso 22 gennaio su The Lancet, significativa fin da titolo:
Riconoscere gli errori dell’Italia nella risposta a Covid-19.
La disamina del lavoro firmato da Chiara Alfieri, del Laboratoire Population, environnement, démographie dell’Institut de Recherche pour le Développement dell’Università di Aix-Marsiglia, insieme ai colleghi Marc Egrot, Alice Desclaux e Kelley Sams per conto del programma Comescov (Confinement et mesures sanitaires visant à limiter la transmission du Covid-19) prende le mosse da una domanda: “In che modo una diversa risposta di salute pubblica avrebbe potuto fermare l’epidemia di Covid-19 nella provincia di Bergamo, diventata famosa nella primavera del 2020 per i cadaveri accatastati in ospedali, chiese e cimiteri e trasportati con camion militari ai crematori?”.
Nell’articolo, pubblicato nella sezione Correspondence, si torna a quel febbraio del 2020, quando tutto è cominciato: “La popolazione lombarda è rimasta scioccata dagli eventi e dall’incoerenza di sanità pubblica e autorità governative, accanto a un piano pandemico obsoleto e non attuato”, si legge nel testo degli analisti francesi che – dall’istituzione della zona rossa al piano pandemico elencano tutti i nodi critici della prima drammatica ondata pandemica.
“L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha definito gli eventi una terza guerra mondiale”, ricordano gli autori, richiamando anche l’azione dell’Associazione ‘Sereni e sempre uniti’ che il 2 novembre 2021 ha manifestato a Roma contro quella che nel testo viene definita “omertà istituzionale (cioè la legge del silenzio)” e per la “restaurazione di una Commissione parlamentare” con il compito di “esaminare la gestione dell’epidemia. Questo evento ha fatto seguito a 520 denunce che erano state presentate dall’associazione quattro mesi prima contro il Governo nazionale, il ministero della Salute e gli amministratori della Regione Lombardia”.
Per comprendere, prosegue l’analisi pubblicata su The Lancet, “è necessario esaminare l’inizio della pandemia in Lombardia”. I cittadini lombardi “si sono confrontati con l’orrore: i loro cari che morivano in casa senza cure e soli in ospedale, la scarsità di ossigeno e respiratori, la confusione nell’identificazione dei corpi cremati”, scrivono gli autori.
“Per reazione la società civile bergamasca si è organizzata in un movimento che chiede giustizia” si legge ancora nel lavoro francese. “Gli obiettivi dell’Associazione Sereni sono ottenere verità, giustizia, riparazione e dignità e offrire supporto emotivo in risposta al dolore, alla confusione e al risentimento per le famiglie dei defunti e per la comunità più ampia. Molti politici e attivisti cittadini hanno gravitato intorno al movimento”.
Gli autori dell’articolo fanno quindi notare come “il contributo degli antropologi alla documentazione e all’analisi degli effetti sociali e politici degli eventi epidemiologici è stato fondamentale per altre malattie infettive (come malattia da virus Ebola e Aids), ad esempio in Africa, dove reti come il Réseau Anthropologie des Épidémies Émergentes (di cui siamo membri)”, scrivono i firmatari dell’analisi, “sono diventate centrali per affrontare questioni come l’esitazione sui vaccini, la disinformazione, e la fiducia. La ricerca transdisciplinare produce evidenze sulle azioni delle associazioni della società civile, come l’Associazione Sereni. Questa evidenza è fondamentale per le istituzioni per identificare e affrontare gli errori nella risposta della salute pubblica – concludono gli esperti francesi – che è necessaria per supportare le comunità a prepararsi per future minacce infettive, come raccomandato dalla Community Preparedness Unit dell’Oms”.
FONTE: rifday.it