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Breve e semplice introduzione sugli antidepressivi

Gli antidepressivi si riferiscono ad un gruppo di farmaci capaci di apportare sollievo alle persone che soffrono i depressione, così come di altri squilibri legati alle sostanze chimiche presenti nel cervello ed inoltre aiutano a gestire o migliorare le varie patologie.

È ancora largamente ignoto il modo esatto in cui gli antidepressivi agiscono ma gli scienziati osservano che gli antidepressivi sembrano alleviare sia la depressione che altri squilibri legati alle sostanze chimiche presenti nel cervello. Lo fanno aumentando l’attività delle cellule cerebrali di alcune sostanze chimiche.

I neurotrasmettitori sono delle sostanze chimiche che vengono influenzate dagli antidepressivi. Rappresentano ciò che trasmette i segnali da una cellula cerebrale all’altra. Gli scienziati sostengono che due neurotrasmettitori nello specifico causano la depressione nelle persone. Questi due neurotrasmettitori sono la serotonina e la norepinefrina.

Quasi tutti gli antidepressivi sembrano funzionare. Gli antidepressivi inibiscono la ricaptazione della serotonina e della norepinefrina. “Ricaptazione” è un termine che si riferisce all’assorbimento dei neurotrasmettitori. I neurotrasmettitori che vengono ripetutamente riassorbiti possono causare dei problemi e influenzare il modo in cui una persona si sente e pensa sia a livello conscio che subconscio.

I quattro maggiori tipi di antidepressivi

Al momento, i farmaci antidepressivi sono classificati in quattro tipi differenti:

• SNRI o Inibitori della Ricaptazione della Serotonina e della Norepinefrina
• MAOI o Inibitori della Monoamina Ossidasi
• Trifasici
• SSRI o Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina

Inibitori della Ricaptazione della Serotonina e della Norepinefrina (SNRI)

I farmaci che appartengono a questo gruppo di antidepressivi sono stati creati principalmente per inibire la quantità di norepinefrina presente nel cervello. Due farmaci cadono in questa categoria:

• venlafaxina (Effexor)
• duloxetina (Cymbalta)

Inibitori della Monoamina Ossidasi (MAOI)

I farmaci in questo gruppo di antidepressivi sono considerati i più forti. Vengono prescritti solo quando gli altri trattamenti antidepressivi non hanno funzionato. Tre farmaci appartengono a questo gruppo:

• isocarbossazide (Marplan)
• fenelzina (Nardil)
• tranilcipromina (Parnate)

Questi antidepressivi non vengono utilizzati regolarmente paragonati ad altri antidepressivi in quanto provocano gravi effetti collaterali. I pazienti che assumono questi antidepressivi spesso riportano i seguenti effetti: mal di testa, capogiro, debolezza e brividi.

Trifasici

Tra i quattro tipi di antidepressivi, il gruppo degli antidepressivi trifasici è quello più vecchio. I medici prescrivono ancora i farmaci che appartengono a questo gruppo per inibire la ricaptazione dei neurotrasmettitori, nello specifico della serotonina e della norepinefrina. Esistono quattro medicinali che appartengono a questo gruppo:

• amitriptilina (Elavil)
• desipramina (Norpramin)
• imipramina (Tofranil)
• nortriptilina (Aventyl, Pamelor)

I pazienti che assumono i farmaci che appartengono a questo gruppo di antidepressivi riportano il verificarsi dei seguenti effetti indesiderati: secchezza delle fauci, stanchezza, capogiro, difficoltà ad urinare, vista appannata e stitichezza.

Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI)

Cinque farmaci sono classificati come SSRIs:

• citalopram (Celexa)
• escitalopram (Lexapro)
• fluoxetina (Prozac)
• paroxetina (Paxil, Pexeva)
sertralina (Zoloft)

Al momento, questi antidepressivi sono considerati come il miglior trattamento farmacologico per la depressione causata da una carenza di serotonina nel cervello. I pazienti che assumono SSRI manifestano meno effetti collaterali paragonati ai pazienti che assumono altri antidepressivi. In aggiunta, gli effetti indesiderati sono leggeri.

È stato dimostrato che gli antidepressivi sono efficaci. In un recente studio, tra il 50% e il 65% dei pazienti che sono stati curati con degli antidepressivi hanno dimostrato un significativo miglioramento dopo tre mesi di trattamento. Solo tra il 25% e il 30% dei pazienti a cui è stata somministrata una compressa inattiva o un placebo hanno dimostrato un qualche miglioramento dopo i primi tre mesi di trattamento.

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