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II Santuario di Lampedusa

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II Santuario, ricavato in una grotta, sorge a sud dell’isola a pochi metri da una piccola valle che termina in mare, dopo un breve e sinuoso percorso, tra pendii rocciosi.
La storia millenaria e complessa del Santuario, denominato della Madonna di Porto Salvo, si identifica con quella dell’isola. Sorto come luogo di eremitaggio, con tutta probabilità le sue origini risalgono all’epoca dell’invasione della Sicilia da parte dei Musulmani, periodo in cui spesso le lotte erano suscitate da contrasti di religione o, forse, dopo l’813 in seguito alla cacciata dei Musulmani da Lampedusa per l’intervento di Carlo Magno, dietro invito del Papa Leone III. A ricordo di quella vittoria fu edificato un piccolo sacello. Il primo ad occuparsi ampiamente delle isole Pela-gie e in special modo del Santuario della Madonna di Lampedusa é stato lo storico e religioso domenicano siciliano Tommaso Fazel-lo. Successivamente sono stati numerosi gli autori che ne hanno fatto cenno riportando quasi tutti, con leggere varianti, le medesime notizie. Il Santuario, come luogo di culto o come eremitaggio, era già molto noto prima del 1254, stando alla descrizione del cronista medievale al seguito del re di Francia, Luigi IX, di ritorno dalla Terra Santa dove aveva partecipato alla VI Crociata. Dalla descrizione del cronista francese Jean de Jonville emergono alcuni particolari di notevole importanza per la storia del Santuario. Nessun altare era collocato nei due vani che componevano il luogo sacro visitato e descritto. Nel primo vano (demolito con molta probabilità nella seconda metà del secolo XVIII dagli anglo-maltesi, stabilitisi nell’isola, oppure dopo l’ultima colonizzazione del 1843) sul pavimento vi era dipinta una croce di colore “vermiglio”. Nel secondo vano furono trovati gli scheletri di due persone. Attualmente il Santuario é formato da un solo vano a pianta asimmetrica, più volte rimaneggiato, in special modo durante l’ultimo dopoguerra. Coevo alla visita del re di Francia é l’altro episodio dei cavalieri Templari Pisani che di ritorno dalla Tolemaide, dopo una battaglia con ì Saraceni, furono trascinati dalla tempesta nei pressi dell’isola di Lampedusa dove sostarono in attesa di potere riprendere il loro viaggio di ritorno. I cavalieri trasportavano sulla loro nave una statua marmorea della Madonna che successivamente, dopo essere giunti a Trapani, affidarono alle cure dei Carmelitani della città siciliana. Alcuni autori, riferendosi all’immagine venerata nel sacello lampedusiano, l’appellavano “Madonna di Trapani” perché il duca di Palma di Montechiaro, Giulio Tornasi Caro primo principe di Lampedusa, a ricordo della sosta della Madonna (poi detta di Trapani) nell’isola, volle ricordare l’avvenimento collocando nel Santuario dell’Annunziata di quella città un quadro d’argento, un ex voto con l’effigie della Madonna. Stabilì inoltre che “parte dei doni e delle oblazioni offerti per il culto della Madonna di Trapani andassero all’altro Santuario dell’isola”. Ciò avveniva intorno al 1653, data riportata nell’iscrizione dell’ex voto che, purtroppo, non ci é stato possibile riscontrare nerSantuario doll’Annunziata, a Trapani, dove sì conservava. La leggendaria ed equivoca figura dell’eremita di Lampedusa, che nel solitario Santuario esercitava il doppio culto cristiano-musulmano (della Croce i! della Mezza Luna) risalirebbe ad un epoca successiva al crollo dell’Impero d’Oriente (1452), epoca in cui le flotte turche intrapresero indisturbate i loro traffici nel Mediterraneo. Allora, e non prima, si era determinata quell’anomala situazione di recìproca tolleranza, quell’uso di dividere un medesimo luogo sacro tra due culti, una vera e propria inusitata tolleranza non soltanto per i riti sacri, ma anche per lo scambio di merci che avveniva nel Santuario, divenuto anche centro di raccolta di vettovaglie e mezzi con le donazioni lasciate ai piedi della Madonna, venerata anche con sommo rispetto dai Maomettani. L’immagine della Madonna, ancora oggi venerata, é stata rozzamente scolpita su una pietra proveniente da Malta (eseguita dallo scultore maltese Li Volsi XVIII sec.) e collocata nel sacello della famiglia Tornasi, proprietari dell’isola fino al 1843. Il genovese Andrea Anfossi trovò nell’isola un dipinto della Madonna della seconda metà del ‘500, che portò con sé nella lontana Liguria. Qui nel 1619 sorse il Santuario dedicato a “Nostra Signora di Lampedusa”, sulle pendici di un colle, vicino Castellarci e Arma di Taggia, in provincia dì Imperia. La mutilazione della statua della Madonna risale probabilmente alla fine del 1700 e non si spiega come mai i Gatt, famiglia maltese di proprietari terrieri che abitarono sull’isola fino al 1843, non provvidero a farla restaurare, nonostante nel 1812 abbiano effettuato alcuni restauri nel Santuario. Dal Sanvisente, giunto sull’isola per colonizzarla, fu rinvenuta abbattuta al suolo del sacello e mutilata della testa. Secondo il Rantoli la responsabilità é da attribuire ad equipaggi inglesi o francesi che spesso vi approdavano; secondo altri sicuramente alla famiglia dei Gatt, come attestano alcuni carteggi. Dopo il gesto vandalico, o d’ignoranza, o d’intolleranza, e il successivo restauro fatto eseguire dal Sanvisente, con la prima messa celebrata nel Santuario il 22 settembre 1843 fu istituita, inconsapevolmente, l’origine della festività religiosa di maggior prestigio. Successivamente, dalla fine del XIX secolo, l’immagine della Madonna venne denominata “Madonna di Porto Salvo” e proclamata Patrona dell’isola. Il 21 settembre 1967 il Vescovo Mons. Giuseppe Petraia ornò l’immagine sacra con un “aureo diadema con stellano di dodici stelle” e dichiarò “Santuario Mariano…” la chiesetta di Porto Salvo. Il diadema fu trafugato nel 1979 e l’anno successivo, il 22 settembre 1980, il Cardinale Francesco Carpino, alla presenza del Vescovo di Agrigento Mons. Luigi Bommarito e di tutti ì fedeli, coronò solennemente con un altro “aureo diadema” la Sacra immagine della Madonna di Porto Salvo, decretando di erigere la Chiesa sotto il titolo di “Madonna di Porto Salvo” in Lampedusa: SANTUARIO DELLA VERGINE SANTISSIMA.

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