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Marcoledì 11 novembre è il giorno della Festa Nazionale degli “Orti in condotta”. L’importante iniziativa di Slow Food, rappresenta un modo innovativo di fare didattica nelle scuole primarie, insegnando ai bambini il valore della biodiversità e del rispetto per l’ambiente promuovendo la realizzazione di un orto fra le mura scolastiche. Il progetto è nato nel 2006 e si ricollega all’esperienza degli Edible School Gardens che Slow Food US ha portato avanti negli Stati Uniti. Successivamente l’iniziativa si è diffusa in tutto il mondo, arrivando perfino in Uganda. Durante l’estate di San Martino (3 giorni e un po’) storicamente venivano rinnovati i contratti agricoli annuali, e proprio nei giorni di questa simbolica ricorrenza prenderanno parte ai festeggiamenti 224 scuole e oltre 16 800 bambini in 19 regioni italiane.
Abbiamo chiesto qualche informazione a Valeria Cometti, Responsabile Ufficio Educazione di Slow Food Italia.
Come nasce in Italia l’idea degli “Orti in condotta”? Gli orti scolastici in Italia non sono una “nostra” novità. Già agli inizi del secolo scorso in alcuni istituti – come ad esempio nella scuola Giuseppina Pizzigoni a Milano, che è tuttora una delle scuole attive – si portava avanti questo metodo di insegnamento “dell’imparare attraverso il fare”. Purtroppo questo approccio è andato via via sparendo, e quindi è venuta l’idea di riproporlo in una chiave nuova, in modo da associarci un valore aggiunto, che è il cercare di creare, attraverso l’ “Orto in condotta”, una vasta base associativa locale che sia in grado di dare un contributo esteso alla formazione dei ragazzi. Quindi, oltre agli insegnanti, che si occupano della parte di educazione alimentare ed ambientale, dell’orticultura e della cultura gastronomica, prendono parte anche i genitori e i nonni, cui viene chiesto di proseguire questo percorso culturale anche al di fuori delle mura scolastiche e di presentare la loro “memoria storica” in materia di alimentazione e tradizioni gastronomiche. Ma non solo: partecipano le comunità del cibo sul territorio, i cuochi delle osterie. Insomma, l’intenzione di Slow Food è quella di mettere in connessione la scuola con la comunità in cui risiede attraverso tutti i soggetti che ne fanno parte. Ognuno dà il suo contributo. Per esempio, i produttori alimentari spiegano ai ragazzi perché in una zona viene coltivato un prodotto – o una qualità – piuttosto che un’altra.
Quindi potremmo dire che “Orto in condotta” è un’iniziativa fondamentalmente formativa: una sorta di “didattica applicata” per insegnare ai ragazzi ad avere un rapporto nuovo con la Terra e col territorio. Orto in condotta vuole essere “imparare attraverso il fare”, e ancora di più imparare divertendosi e confrontandosi con gli altri.
http://www.you4planet.it/news/134/Orti_in_Condotta:_SlowFood_porta_gli_orti_a_scuola
Tags: ambiente, ecologia, orti, SCUOLA, slowfood
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