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Il terrazzo alla veneziana: un pavimento antico ma anche moderno

Vi sarà sicuramente capitato di entrare in qualche edificio o palazzo storico e di ammirarne i pavimenti alla veneziana, riconoscendo in quegli stessi pavimenti lo stile presente in molte case contemporanee. E infatti una delle caratteristiche principali di questo particolare tipo di pavimento è l’aver attraversato praticamente indenne i secoli, riuscendo a non perdere lo smalto che aveva in passato e sapendosi adattare ai cambiamenti e alle evoluzioni che si sono avute nel tempo, senza essere superato da esse, ma anzi usandole a proprio favore per resistere fino ai giorni nostri.

La storia dei pavimenti alla veneziana comincia in età ellenistica: già nell’Antica Grecia, infatti, venivano realizzati dei pavimenti con sassi di torrente cementati con calce e argilla, e anche se ovviamente questi tipi di pavimento avevano un altro nome, in essi possiamo riconoscere gli antenati dei pavimenti alla veneziana veri e propri. Dalla Grecia questo particolare tipo di tecnica raggiunse anche la nostra penisola a seguito del dominio romano: all’epoca romana risalgono l’opus signinum, pavimento realizzato mescolando cioccopesto e calce, e l’opus segmentatum, che si distingueva dal primo per la presenza di scaglie di marmo.

Con il passare del tempo quello che noi chiamiamo terrazzo alla veneziana si è poi evoluto, sempre restando però fedele a se stesso e diffondendosi in varie zone. Nella zona di Venezia, in particolare, esso riscosse particolare successo, e il motivo per cui questo tipo di pavimento viene chiamato in questo modo si deve al fatto che fu proprio nel capoluogo veneto che questa particolare tecnica raggiunse il suo apice, ed è sempre a Venezia che venne redatto lo Statuto dell’Arte dei Terrazzieri, nel 1586. Lo scopo dello statuto, che constava di 17 capitoli, era quello di creare un’occasione d’incontro tra tutti i Maestri dell’Arte, in modo da poter discutere degli argomenti di comune interesse e stabilire le regole della Confraternita. Per entrare a far parte della Scola e diventare dunque un “terrazzer”, era necessario sostenere e superare delle prove speciali dimostrando di essere in grado di costruire un terrazzo che rientrasse nei parametri stabiliti dalla confraternita stessa. La nascita della confraternita dei terrazzai è di qualche anno antecedente lo Statuto: è nel 1582, infatti, che la Scuola dei terrazzai, che al tempo aveva la propria sede nell’ormai demolita chiesa di San Paternian, venne fondata da Giobatta Crovato insieme ad altri terrazzieri. Da ciò capiamo che il mestiere del terrazzier era visto come un lavoro molto importante, e la creazione del terrazzo alla veneziana era considerata alla stregua delle altri arti.

La storia e le evoluzioni del seminato alla veneziana sono arrivate fino ai giorni nostri grazie anche ad antiche pubblicazioni, come il Della Architettura di Giovanni Antonio Rusconi, opera che conserva al suo interno la prima illustrazione relativa alla fabbricazione di un terrazzo. L’opera venne pubblicata nel 1590, ma le silografie risalgono ad un periodo precedente, più precisamente alla metà del Sedicesimo secolo. Verso la fine del secolo, comunque, le tecniche di realizzazione di questo particolare tipo di pavimento erano ormai risapute e stabilite, e nei secoli successivi l’arte si è solo affinata ed evoluta, senza però essere mai stravolta. La calce, per esempio, che veniva usata in passato come legante, col tempo è stata sostituita dal cemento, mentre l’avvento della corrente elettrica ha cambiato il modo in cui il cemento veniva levigato: non più manualmente, ma meccanicamente.

A parte questi piccoli mutamenti, possiamo però dire che l’arte del terrazzo alla veneziana è rimasta invariata nei secoli, arrivando ad abbellire anche le nostre case.

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