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Il Tuono, antologia di racconti di Zakaryya Tamer

Pubblicato da pochissimi giorni dall’editore Cicorivolta, “Il Tuono” è un’antologia di racconti dell’autore arabo Zakaryya Tamer, tradotta dall’arabo e presentata da Federica Pistono. Tutti i lavori brevi di Tamer sono accomunati dall’ambientazione siriana, e più precisamente damascena: i vicoli e le stradine di Damasco, brulicanti di attività e di vita di giorno, densi di possibili pericoli e di sconcertanti sorprese di notte, rappresentano lo sfondo su cui agiscono tutti i personaggi. La prima impressione che Zakaryya Tamer lascia come scrittore ci lascia pensare ad un autore sereno, scevro da inquietudini, dedicato alla creazione di racconti caratterizzati dalla magia e dall’incanto, i cui personaggi si muovono in un universo fiabesco, popolato di Jinn e di folletti e da personaggi misteriosi, in una Damasco notturna e magica, che ricorda direttamente le ambientazioni de “Le mille e una notte”. Questa è sicuramente la dimensione più conosciuta di Zakaryya Tamer, i cui racconti, pur trattenuti e compresi quasi nella dimensione della fiaba, sferzano sovente il lettore con un finale amaro o tragico: i protagonisti, al di la’ dei loro sogni e delle loro speranze, sono quasi sempre destinati alla beffa ed al fallimento. Racconti come “Piccolo sole”, “La porta antica” o “Primavera nella cenere”, tratti dall’omonima raccolta, ci lasciano vedere ciò. Esiste tuttavia accanto a questo Zakaryya Tamer, autore di racconti magici e incantati, un altro Tamer, decisamente diverso e molto meno conosciuto. “Il Tuono” vuole proprio portare alla luce, nell’ambito della prolifica produzione di Tamer, gli aspetti più oscuri ed inquietanti di questo scrittore: la magia, la fiaba e l’incanto, nella presente antologia, sono sostituiti dal gusto per il macabro e per il surreale, fino a manifestarsi come autentiche storie dell’orrore e dell’incubo. Troviamo racconti che hanno per protagonisti normali cittadini arrestati dalla polizia e condotti in orribili galere dove vengono torturati, interrogati e sottoposti ad ogni sorta di crudele vessazione. Personaggi che si muovono nell’incubo, immersi in una realtà troppo orrenda per poter essere reale. Ci si aspetta che il brutto sogno finisca e tutto torni rassicurante e normale, ma le cose non vanno purtroppo così. La chiave di lettura rimane quella onirica, i temi si rifanno alla vasta produzione della letteratura di prigionia tanto diffusa nel mondo arabo, caratterizzata dalla sparizione dei detenuti, dagli arresti ingiustificati, dagli abusi, dalla negazione dei diritti civili. Autori noti e meno noti, come Munif, Sonallah Ibrahim o Sinan Antoon, hanno trattato questi tristi temi e ritroviamo la loro influenza nei lavori di Tamer. Sono presenti infine altri racconti di ambientazione completamente diversa, ma comunque caratterizzati da una marcatissima vena “nera”: la storia di una donna che si trasforma in un albero, una città invasa dai topi giganti, gli scolari di una classe che finiscono per decapitare un compagno per scoprire i segreti della mentre umana. Difficlie determinare dove finisca la dimesione fantastica per lasciare il posto alla ricerca ed alla eleborazione dell’orrido e dell’incubo, tanto più reale quanto più legato alla dimensione normale e quotidiana, alla vita di tutti i giorni: vita tranquilla e monotona che improvvisamente si spezza e si interrompe in maniera shockante lasciando posto a un’altra dimensione, in cui tutto, anche l’orribile, l’impensabile e l’inimmaginabile diventa reale possibile. Viaggio in un’altra dimensione senza ritorno, come per esempio nel racconto della donna-albero o dei cittadini e dei vagabondi fermati
e tratti in carcerei dai poliziotti; oppure la vicenda in cui il protagonista si ritrova capacissimo di tornare con disinvoltura ed ironia, al suo tran tran quotidiano dopo un’avventura dai contorni allucinanti e pazzeschi: oppure ancora il giovane studente decapitato che torna in vita, o quello del ragazzo, anch’egli decapitato da un barbiere “disattento”, che, tornato a casa senza testa, si lamenta con la madre di non essere più in grado di curarsi i denti guasti. Pur proposta in un modo diverso, ritroviamo dunque la sottile ironia di Tamer, presente in tutta la sua ampia produzione, a volerci dimostrare quanto il confine tra sogno e realtà sia sottile. Un senso di orrore e di profondo disagio, di pazzia e di irrealtà, ma anche una vena di autentica ironia pervadono l’intera raccolta, mettendoci di fronte ad uno Zakaryya Tamer completamente diverso da quello più conosciuto delle favole dedicate ai più piccini. La presente antologia è edita da Cicorivolta Edizioni nella traduzione dall’arabo di Federica Pistono

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