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La Grande Civiltà Extraterrestre dei Pleiadiani

Premessa
Negli ultimi 50 anni il campo dell’Ufologia e della ricerca delle varie Civiltà Extraterrestri ha prodotto una letteratura vastissima e che, in buon parte, deve essere riveduta e corretta, se non addirittura cestinata completamente. Un caso eclatante, nell’ambiente ufologico, è quello che ha sempre diviso in due categorie: coloro che consideravano gli Alieni solo buoni o cattivi (raramente potevano essere entrambi), creandosi spesso etichette come la famigerata “Federazione Galattica di Luce” e nella quale sono state annoverate Civiltà Aliene (e non) tra cui i Pleiadiani. In realtà non esistono, né sedicenti Federazioni, né alcun comandante in capo (vedi Ashtar Sheran, tra l’altro accusato da uno dei suoi famosi canalizzatori di essere un falso) e né Pleiadiani in quanto razza aliena, perché in realtà, i veri Pleiadiani esistenti sono del tutto Umani, nonché una civiltà antichissima della nostra Galassia, originaria dell’ammasso stellare omonimo. Come avremo di constatare in questo studio, condotto dopo mesi e mesi di intense indagini, grazie alla loro conoscenza e approfondimento, riusciremo ad apportare immense conoscenze nella ricerca dei Rapimenti Extraterrestri e in più in generale sull’immenso e sterminato Universo in cui viviamo e che, con loro, condividiamo.

Le Pleiadi nella Mitologia
La parola Pleiadi significa “colombe” (peleiades), mentre secondo un’altra versione è legata al termine plei (navigare) perché le stelle appaiono in cielo nei momenti più opportuni per i naviganti e, data la grande visibilità delle Pleiadi nel cielo notturno, ha fatto in modo che esse fossero considerate un importante riferimento in molte culture, sia antiche che presenti. Le Pleiadi, chiamate dai romani Vergilie, sono altresì identificate nelle ben più note figure della mitologia greca, nate sul monte Cilene: erano sette sorelle, figlie di Atlante e di Pleione, mentre secondo un’altra versione furono figlie di una regina delle Amazzoni. Secondo una delle versioni le Pleiadi erano le compagne vergini di Artemide, la dea della caccia, mentre Orione, il famoso cacciatore, le inseguì per tutta la terra mentre loro fuggirono nei campi della Beozia, ma gli Dei, mossi a compassione, trasformarono le ragazze in colombe e le immortalarono, in seguito, in stelle. Durante l’Età del Bronzo i popoli europei come i Celti (e probabilmente anche popoli precedenti) associavano le Pleiadi al dolore e ai funerali, dato che all’epoca storica fra l’equinozio d’autunno ed il solstizio d’inverno (nel periodo in cui tuttora si festeggiano il giorno dei morti e Halloween), diventavano visibili ad est nel chiarore del crepuscolo. Le culture del Guatemala come gli Ujuxte e i Takalik Abaj costruirono i loro primi osservatori utilizzando, come riferimento, le Pleiadi e la stella η Draconis, e chiamarono l’ammasso “le sette sorelle”, credendo che quella parte di cielo fosse il luogo di origine dalla quale provenivano. Gli antichi Aztechi del Messico e dell’America Centrale basavano il loro calendario sulle Pleiadi, il loro anno iniziava quando i sacerdoti iniziavano ad individuare le sue stelle ad est, subito prima del sorgere del Sole nella chiara luce dell’aurora, e il nome che questo popolo dava all’ammasso era Tianquiztli. Presso i nativi del Nord America esistono varie leggende, ad esempio i Kiowa avevano un mito, simile anche a quello dei Lakota, per spiegare la nascita delle Pleiadi. Secondo le loro credenze ci furono sette giovani nubili che si allontanarono per giocare e furono individuate da alcuni orsi giganti, e come le videro iniziarono ad inseguirle. Durante la fuga le giovani si rifugiarono sulla cima di una roccia e pregarono lo spirito della roccia stessa di salvarle, sentendo le loro suppliche, la roccia iniziò a crescere in altezza, dal suolo verso il cielo, in modo che gli orsi non potessero raggiungerle; una volta raggiunto il cielo si trasformarono nelle stelle che compongono le Pleiadi, e gli orsi, nel tentativo di arrampicarsi, lasciarono su di essa dei profondi solchi, oggi osservabili sui fianchi della Torre del Diavolo. Gli australiani aborigeni, invece, vedevano nelle Pleiadi una donna che era stata quasi violentata da Kidili, l’Uomo della Luna, mentre al sorgere eliaco degli oggetti celesti assumeva una grande importanza nella compilazione dei calendari negli antichi popoli, difatti il sorgere eliaco delle Pleiadi (attorno al mese di giugno) indicava il nuovo anno per i Maori della Nuova Zelanda, che chiamavano l’ammasso stesso Mataariki; una festa con lo stesso nome aveva luogo anche nelle Hawaii. Una tradizione del Borneo parlava di un “Isola del Gorgo” dove vi è un albero che permette a un uomo di arrampicarsi fino al cielo e riportare dalla “Terra delle Pleiadi” utili semi, ma esistono anche strane storie sui “buchi”, che sarebbe doveroso studiare, a cominciare dallo “spiraglio” nelle Pleiadi attraverso il quale soffiano “incessantemente gelo e vento tagliente”. Fra i Ban Raji, un popolo seminomade che viveva fra il Nepal occidentale e l’India del nord, le Pleiadi erano chiamate “sette cognate e un cognato” e quando le Pleiadi sorgevano sopra le montagne ogni notte, potevano, secondo la loro cultura, vedere i loro antichi parenti; alternativamente, erano sette sorelle chiamate le Makara. Nella mitologia indù, le Pleiadi (Krittika) sono le sei madri del dio della guerra Skanda, che per ognuna di loro ha sviluppato sei facce, mentre nell’antica astronomia cinese erano uno dei 28 Xiu (posizioni della Luna) della Tigre Bianca, e venivano indicate come Chioma. In Giappone, le Pleiadi sono conosciute come Subaru (l’ideogramma usato per indicarle è lo stesso usato in Cina), nome che poi è stato scelto per la casa automobilistica Subaru, nel cui logo appaiono sei stelle raffiguranti le cinque componenti più piccole attorno alla stella principale.

L’ammasso delle Pleiadi
Le Pleiadi (conosciute anche come le Sette Sorelle, la Chioccetta o con la sigla M45 del catalogo di Charles Messier) sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro. Questo ammasso, piuttosto vicino (440 anni luce), conta diverse stelle visibili ad occhio nudo, anche se dagli ambienti cittadini solo cinque o sei di esse, le più brillanti, sono visibili; da un luogo più buio se ne possono contare fino a dodici. Tutte le sue componenti sono circondate da leggere nebulose a riflessione, osservabili specialmente in fotografie a lunga esposizione, prese con telescopi di dimensione ragguardevole. I membri visibili delle Pleiadi sono stelle blu o bianche, molto luminose, anche se l’ammasso conta in realtà centinaia di altre stelle, la gran parte delle quali troppo deboli per essere visibili ad occhio nudo. L’ammasso delle Pleiadi si trova a nord dell’equatore celeste, dunque nell’emisfero boreale, la sua declinazione è pari a circa 24°N, pertanto è sufficientemente vicina all’equatore celeste da risultare osservabile da tutte le aree popolate della Terra, fino al circolo polare antartico. L’ammasso domina, nell’emisfero nord, il cielo serale dalla metà dell’autunno all’inizio della primavera, mentre dall’emisfero sud è un oggetto tipico del cielo estivo. A causa della loro brillantezza e vicinanza fra loro, le stelle delle Pleiadi sono note dall’antichità, Omero le citava, come pure Tolomeo ed altri autori dell’età classica. Da quando fu noto che le stelle erano corpi celesti simili al Sole, si iniziò ad ipotizzare che fossero in qualche modo legate fra loro; con lo studio del moto proprio degli astri e la determinazione delle distanze, fu chiaro che le Pleiadi fossero realmente legate gravitazionalmente e che avessero un’origine comune. L’ammasso, il cui nucleo ha un raggio di circa 8 anni luce ed il cui raggio mareale è di circa 43 anni luce, contiene più di 1.000 membri statisticamente confermati, è dominato da stelle blu calde e giovani, 14 delle quali possono essere potenzialmente viste ad occhio nudo, a seconda delle condizioni. La disposizione delle stelle più luminose ricorda la forma dell’Orsa maggiore e dell’Orsa minore e si stima che l’ammasso contenga 800 masse solari. L’ammasso contiene, inoltre, numerose nane brune, oggetti con meno dell’8% circa della massa del Sole, non abbastanza massicci da innescare reazioni di fusione nucleare nei loro nuclei e diventare stelle luminose; esse possono rappresentare fino al 25% della popolazione totale dell’ammasso, anche se contribuiscono meno del 2% della massa totale. Nell’ammasso sono presenti anche alcune nane bianche, ma data la giovane età ci si aspetta che le stelle della sequenza principale non abbiano avuto il tempo di evolversi, processo che richiede diversi miliardi di anni, pertanto si ritiene che le progenitrici delle nane bianche siano state stelle massicce in sistemi binari. Attualmente l’ammasso sta transitando attraverso una regione di mezzo interstellare particolarmente polverosa, la prova che l’ammasso e la nebulosa non siano legate da una comune origine risiede nel fatto che possiedono una diversa velocità radiale. Alcuni studi mostrano che la polvere responsabile della nebulosità non è uniformemente distribuita, ma è concentrata in due strati lungo la linea di vista dalla Terra, questi strati potrebbero essere stati formati dalla decelerazione, nel moto della polvere verso le stelle, dovuta alla pressione di radiazione.

La Stella Madre delle origini
Dalle ricostruzioni in nostro possesso, sembra che 2 miliardi e 800 milioni di anni fa, si sia formata una stella madre al centro dello spazio attualmente occupato dalle varie stelle che compongono l’ammasso delle Pleiadi. La stella originaria o madre, molto più grande del nostro Sole, diede origine ad un complesso sistema solare che, nell’arco di un miliardo di anni successivo, generò le prime forme di vita senzienti, all’interno di un pianeta roccioso prossimo alla stella. A ritmi vertiginosi si sviluppò, quindi, una Società Originale di esseri umano-pleiadiani, suddivisi sin dal principio in varie razze e che, successivamente, si accorparono diventandone sette e avviando, con accelerazione sempre crescente, una conquista sociale, culturale e tecnologica, tra le più interessanti di tutta la Galassia. Verso 1 miliardo e 489 milioni di anni fa, la società pleiadiana venne a conoscenza di un pericolo che avrebbe compromesso la propria sopravvivenza: ancora sono incerte le cause, ma sembra che il passaggio di un buco nero errante, avrebbe minato la stabilità della stella madre, tanto da causarne la sua morte. Fu in quel periodo che la società pleiadiana decise di dar vita ad un progetto ambizioso, ovvero di creare dei pianeti erranti da utilizzare come astronavi madre per migrare lontano e salvarsi. All’epoca, il complesso sistema solare era formato da un numero considerevole di pianeti rocciosi dalle varie dimensioni, ma tra essi, almeno sette, erano grandi abbastanza (più della nostra Terra) per essere trasformati secondo le esigenze della loro civiltà. Ogni razza si separò, andando ad occupare un pianeta prescelto e avviando, così, una trasformazione in grado di plasmare il pianeta occupato in una vera e propria astronave vivente. Fu in quel periodo, tra 1 miliardo e 489 milioni e 1 miliardo e 484 milioni di anni fa che si attuò il progetto, in previsione della ventura catastrofe e non appena ultimati i lavori, i sette pianeti si staccarono dalla stella madre e si allontanarono decine e decine di anni luce, andando a posizionarsi attorno ad una stella più tranquilla, grande quanto il nostro sole, mantenendosi tutti e sette sulla stessa orbita. Sempre a quell’epoca, il buco nero andava ormai avvicinandosi alla stella madre che aveva dato origine alla società pleiadiana, tanto che le enormi forze in gioco, non solo provocarono la sua disgregazione, ma anche un esplosione che la trasformarono in una nebulosa, specie nel corso dei milioni di anni successivi, mentre una piccola parte venne risucchiata dal buco nero che, grazie all’onda d’urto, fu scagliato lontano deviandone il corso. Per 1 miliardo e 200 milioni di anni successivi, la nebulosa rimasta, troppo piccola per generare altre stelle, iniziò per una serie fortuita di combinazioni galattiche, ad interagire con altre nebulose in transito, andandosi a mescolare e a creare i primi attriti che generarono, circa 150 milioni di anni fa, le prime stelle che attualmente compongono l’ammasso delle Pleiadi. Per le Pleiadi è stata attualmente stimata un’età compresa tra i 75 ed i 150 milioni di anni, dove lo scarto è dovuto alle incertezze nei modelli di evoluzione stellare, risale comunque a 65 milioni di anni fa il ritorno dei sette pianeti astronave nelle Pleiadi, posizionandosi ognuno attorno ad una diversa stella. Si presume che i motivi di questo ritorno siano in parte dettati dalla necessità di ritornare nel luogo di origine e in parte dovuti alla necessità di stanziarsi in una posizione cruciale sul piano galattico.

I Sette pianeti
Ad oggi abbiamo pochissime informazioni circa il pianeta di origine in cui è nata la civiltà pleiadiana primordiale, perché la sua storia si è persa nel corso dei miliardi di anni trascorsi, tanto che attualmente non abbiamo una documentazione sufficiente per stilarne una descrizione dettagliata; siamo riusciti, però, a crearne una dei sette pianeti-astronave abitati successivamente e che, seppure nelle loro singolari diversità, rispecchiano nel complesso il pianeta dal quale provengono. Sembra, comunque, che questo pianeta fosse grande quattro volte la nostra Terra, cosparso di montagne colossali e vastissimi oceani, ricoperto interamente da varie foreste lussureggianti, popolate da innumerevoli forme animali singolari ed esotiche. La particolarità era data dai colori accessi e che, in varie parti di quel mondo, caratterizzavano, non solo la superficie, ma anche la flora e la fauna: il pianeta, se visto dallo spazio, appariva come una sfera a macchie di vari colori (bianco, nero, rosso, marrone, verde, blu e viola), disseminati su vaste porzioni della superficie. Ignote sono le cause di questa strana colorazione, ma si pensa sia stata dovuta da una particolare e variegata formazione minerale della crosta planetaria, la quale, non essendosi bene amalgamata in origine è rimasta separata, sviluppando poi una varietà che si è ripercossa anche sulla flora, la fauna e le forme intelligenti (i Pleiadiani) che sono nate e si sono evolute, ognuno con un preciso pigmento. I diversi colori (bianco, nero, rosso, marrone, verde, blu e viola) dettero, così, la possibilità ai Pleiadiani di riconoscersi in sette tribù originali, costituire le prime sette regioni o nazioni e che poi si svilupparono successivamente nelle sette civiltà che oggi conosciamo. La maggior parte delle descrizioni di cui siamo in possesso, riguardano i sette pianeti-astronave che furono costruiti per fuggire dal disastro del loro sistema solare sopra descritto e che, ancora oggi, costituiscono la base e le fondamenta della loro sopravvivenza. Seppure molto diversi tra loro, sia per grandezza, formazione, strutture interne, vegetazione, forme di vita, etc., tutti quanti sono accomunati da una stessa tecnologia in grado di permettere, ad ogni pianeta, di poter sopravvivere senza il calore e l’energia irradiata da una stella. Tutti e sette i pianeti, ormai spenti del loro magma interno e dal magnetismo che da esso si forma, sono diventati dei nuclei rocciosi, metallici e compatti, che li rendono stabili, mentre in esterno sulla superficie, al posto dell’atmosfera, si trova una schermatura energetica che li ripara dalle radiazioni e dal freddo cosmico, permettendo così al calore generato all’interno di poter far vivere tutte le creature che li popolano. Dato che ognuno riprende il colore della regione del pianeta di origine, la classificazione dei sette pianeti, ricalcherà, quindi, quella dell’ordine dei colori appena descritti: pianeta Bianco, Nero, Rosso, Marrone, Verde, Blu e Viola.

Pianeta Bianco – Il pianeta presenta montagne, pianure, foreste e persino mari di colore bianco, seppure si notino all’interno intrusioni di altre tonalità, dovute a diverse interazione della popolazione, ma la forma eterea che ne esce nell’insieme lo rende decisamente unico tra tutti i pianeti conosciuti. All’apparenza potrebbe sembrare una palla ricoperta di neve a causa del candore che lo ricopre interamente, in realtà non si tratta di un mondo ghiacciato, ma la sua colorazione è dovuta ad un particolare pigmento di uno sconosciuto metallo. I Pleiadiani di questo pianeta vivono sulla superficie, in strutture tecnologiche tondeggianti, ovviamente bianche, e che ricoprono buona parte della sua crosta rocciosa, andandosi ad integrare alla perfezione con gli elementi naturali sopra descritti. Pianeta Nero – Particolarmente ambiguo e se vogliamo sinistro, questo mondo si presenta cosparso in superficie di lava vulcanica nera plasmata in crateri e bolle. Seppur protetto dalla schermatura energetica dalle radiazioni provenienti dal cosmo, i Pleiadiani che lo popolano preferiscono vivere nel sottosuolo in vaste strutture di gallerie sotterrane, dato che in superficie non esiste una qualche vegetazione o attrattiva particolare dovuta dalla diversità del paesaggio, pressoché simile sull’intera crosta. Sempre sulla superficie, invece, esistono degli edifici metallici, propaggine di quelli sotterranei e nel quale vengono svolte attività per la produzione di cibo e svariati manufatti industriali e tecnologici. Pianeta Rosso – Se non fosse per la sua grandezza, quasi il triplo, potrebbe essere scambiato per il nostro Marte dato il suo particolare colore, ma in realtà, questo pianeta, per buona parte desertico, è disseminato di foreste lussureggianti di un colore rosso e blu acceso. I Pleiadiani che lo popolano, vivono sotto terra in vaste strutture di gallerie sotterranee, mentre hanno degli avamposti nei pochi e rari luoghi dove si trovano le foreste sopra descritte, modellate da vari corsi d’acqua e laghi pieni di vita che preservano con cura sopraffina. Pianeta Marrone – Poca differenza esiste con il pianeta precedente, a parte per il colore marrone riscontrabile in più tonalità, dal chiaro allo scuro, su tutta la superficie e per essere totalmente desertico senza tracce di foreste o acqua. La razza pleiadiana che lo popola, vive sotto terra in vaste e complesse strutture di gallerie sotterranee, non hanno avamposti in superficie, tanto da sembrare ad un primo aspetto completamente disabitato. Ancora sono ignote le cause della necessità di tenere un intero pianeta, protetto da una schermatura energetica, interamente desertico e senza alcuna attività all’aria aperta, esigenza forse dettata dall’ancestrale ricordo della regione desertica nel pianeta-madre in cui sono nati e vissuti. Pianeta Verde – A differenza dei primi quattro pianeti sopra descritti, questo mondo si presenta con una grande varietà di colore, riscontrabile in special modo nella flora e nella fauna, ed un’unicità del paesaggio e delle sue strutture architettoniche. Interamente ricoperto di foreste lussureggianti con alberi dai frutti d’oro, presenta anche una ricca fauna, tra cui spiccano dei particolari cigni dalle piume color argentato, quasi metallico. I Pleiadiani di questo mondo vivono pressoché in superficie, all’interno di strutture piramidali fatte a gradinate, costruite di materiale simile al marmo bianco. Non riuniti in agglomerati o in vere e proprie città, le enormi strutture a piramidi, che contengono la popolazione, sono sparse in modo diradato su tutto il pianeta all’interno della ricchissima vegetazione. Pianeta Blu – Questo pianeta, a differenza degli altri, è prevalentemente ricoperto d’acqua, ma seppur cosparso di vastissimi e profondi oceani, presenta anche terre emerse non molto vaste, con foreste dai tipici alberi che producono dei particolari frutti d’oro (di reminiscenza mitologica greca). Il pianeta, molto grande, è dominato dal colore blu dei mari, ma anche da zone di un verde intenso e altre marroni di varie sfumature fino al sabbia, nelle quali si trovano ampie e severe strutture abitate dai Pleiadiani, ben mimetizzate con l’ambiente, dove spiccano dei particolari templi, classici e imponenti, vestigia di una antica regalità. Pianeta Viola – Il settimo ed ultimo pianeta presenta più o meno tutte le caratteristiche dei precedenti (dal momento che per ricchezza di varietà lo si può considerare un mondo completo), a parte il colore viola che lo contraddistingue. Interamente ricoperto di foreste tipicamente esotiche, catene montuose, pianure, fiumi, laghi e oceani, ospita anche strutture tecnologiche enormi costruite dai suoi abitanti, sviluppate prevalentemente in altezza e di forma quadrangolare, con le pareti esterne di materiale simile al vetro. Intorno a queste immensi edifici ci sono vasti giardini di alberi dai frutti d’oro o dal color arancio con macchie rosse, nonché distese di campi coltivati con varie piante, tra le quali spicca una specie di ortaggio di colore viola chiaro, cosparso da macchie più scure e dal sapore pepato e unico.

Struttura e società
Complessa ed articolata civiltà, quella dei Pleiadiani risulta essere tra le più antiche “Società Originali” esistenti nella nostra Galassia. Come abbiamo già letto in precedenza, l’Universo pullula di vita, c’è vita ovunque, a qualunque stadio evolutivo e in qualsiasi dimensione, infatti, in esso si formano due tipi di intelligenze: quelle Umane e quelle Aliene. Le prime nascono spontaneamente, appartengono ad un genere del tutto naturale, Originale, e se vogliamo Divino, mentre le seconde, al contrario, sono civiltà di origine Animale e che, diventate senzienti per mezzo di manipolazioni genetiche, aspirano ad essere anch’esse Umane e Divine. All’interno del gruppo delle Civiltà Umane Extraterrestri, si è formata un ulteriore divisione tra Società Originali e Società Parassita. Le Società Originali sono composte da individui che, nati e sviluppatesi spontaneamente, vivono in armonia con tutto ciò che li circonda, mettendo al centro della loro esistenza l’evoluzione interiore e spirituale, con lo scopo ultimo di andare incontro ad un espansione di Coscienza nel divino. Tutte queste Società, pur essendo molto diverse tra loro, vivono in pace, amore, accettazione, consapevoli di essere parti di un unico “organismo” divino, e di conseguenza sviluppano sistemi sociali per noi utopistici, ma che nell’Universo sono la normalità. Come abbiamo avuto modo di leggere nelle ricostruzioni delle origine, non solo delle Pleiadi, ma anche della loro civiltà, risulta chiaro che essendo un antichissimo popolo, molte conoscenze siano andate perse nei meandri del tempo. Sappiamo però che, nel pianeta originario orbitante attorno alla stella madre primigenia, si svilupparono spontaneamente, in sette diverse regione, sette diverse razze umane (simili a noi nell’aspetto, anche se molto imponenti e prestanti, alcune anche acquatiche, come vedremo in seguito) e che, successivamente, si evolsero in una strutturata e raffinata civiltà galattica. Riconosciutisi nella loro diversità planetaria, dovuta ad un particolare ed unico colore che li ha sempre contraddistinti, fondarono le prime sette razze che, successivamente, divennero le sette grandi civiltà pleiadiane. Questa conformazione dello Stato Pleiadiano è poi rimasto inalterato per più di un miliardo di anni, restando, ancora oggi, il modello di base della loro società. Ogni civiltà pleiadiana (Bianca, Nera, Rossa, Marrone, Verde, Blu e Viola) elegge al vertice un comandante in Capo o una Guida, e l’insieme di essi forma un Consiglio dei Saggi o un Oligarchia dei Meritevoli. I sette saggi, che si radunano a turno su tutti e sette i pianeti erranti, eleggono a loro volta una Guida Suprema che rimane in carica per circa 1200 anni terrestri, ed ogni saggio, sul proprio pianeta di appartenenza, è a sua volta a capo di un parlamento composto da ventisei Meritevoli, persone distintesi per le proprie qualità spirituali. Questo parlamento, dalla forma di un anfiteatro strutturato su tre piani, è formato da nove membri posti sul livello superiore, otto membri sul livello intermedio e nove membri sul livello inferiore, mentre il saggio si trova al centro. La funzione di questo parlamento è quella di regolare la vita e la funzione del pianeta-astronave, di tutta la popolazione, le forme di vita in esso contenute, gestire le relazioni sociali interne e galattiche, con le altre Società Originali consorelle, nonché prendere le più importanti decisioni amministrative, militari, sociali e culturali. La struttura sociale delle sette civiltà varia a seconda dei diversi pianeti e dagli agglomerati urbani in cui tutti quanti convivono, l’unica cosa che li contraddistingue è un armonia pressoché assoluta e che permette loro di non avere regole, leggi da seguire, in quanto non esistono forme di criminalità, violenza, avidità, alcun sistema monetario, malattie o elementi in grado di creare contrasti e sofferenze. Si può affermare senza alcun dubbio (a parte alcuni casi come i Neri e in misura minore i Rossi e i Marroni), che i Pleiadiani incarnino, tra le società galattiche attualmente conosciute più vicine, l’ideale di società perfetta.

Tipologia e razze
Esiste una grande confusione quando si comincia a parlare di Extraterrestri dall’aspetto Umano, sotto la definizione di Umanoidi Pleiadiani vengono raggruppate diverse civiltà (come sul nostro pianeta sono presenti differenti razze umane), accomunate da alcuni fattori: l’aspetto umanoide o simil-umano, la pelle che varia dal normale carnato tipico terrestre, al rossiccio, il marrone, il mulatto, varie tonalità di blu, con occhi dalla pupilla tonda tendenti ad avere tutte le sfumature sopra indicate tipiche di ogni razza, con una certa persistenza del colore oro. Il carattere di questi esseri varia da gruppo a gruppo, presentando in generale una certa gentilezza di modi e un comportamento che potremmo dire dettato tanto dalla logica, quanto da un elemento spirituale compassionevole.

Rapporti e interferenze con gli Uomini
In contrapposizione alle “Società Originali” esistono le “Società Parassita”, composte da un insieme di uomini, tutti ribelli, formati di solo ego (un corpo fatto di magnetismo e simil-fisico), e dove la coscienza individuale si riorganizza attraverso una forte impronta dittatoriale e manipolante; spesso queste civiltà sono in contatto con molte razze aliene con le quali collaborano a più livelli. Alcuni Pleiadiani (in special modo i Neri) che hanno avuto un origine comune alle razze sopraccitate, sono stati in alcune occasioni esiliati dai loro pianeti perché si erano alleati con altre Società Parassita e, sempre a causa dell’ingerenza di questi ultimi, specie in molti ambienti galattici, molti Pleiadiani scelsero volontariamente di venire sulla Terra ed incarnarsi con lo scopo di spingere l’umanità verso una evoluzione, libera dalle interferenze negative, in modo da far diventare la Società Terrestre deviata, una Società Originale, ovvero, il cui scopo è l’evoluzione spirituale. Ai tempi di Atlantide, Terrestri e Pleiadiani (essenzialmente della razza Blu) vissero in totale armonia, ed i primi riconobbero una autorità spirituale, nonché temporale, a questi esseri che portarono sulla Terra conoscenze quali l’Alchimia, la Meditazione, il Tantra, la geometria sacra e combatterono le razze che allora già assediavano la dimensione atlantidea. Tra i Pleiadiani alcuni sono stati riconosciuti dalla cultura indù come divinità, ricordati ancora oggi, come ad esempio: Shiva, Vishnu, Matsya, Krishna, etc. Attualmente, sempre presente in diverse modalità dimensionali, perseguono ad altre Società Originali della nostra Galassia (e non solo) un piano di contrasto contro le Società Parassita e le Razze Aliene a loro subalterne e schiave, responsabili delle adduzioni, con l’intenzione di ristabilire l’ordine.

Tratto da “Le Società Originali e Parassita” di Ambra Guerrucci e Federico Bellini, Risveglio Edizioni

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