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Dik Dik in concerto a Verona: un mito, un icona, la storia della musica beat italiana al Club Il Giardino di Lugagnano di Sona (Verona) per un appuntamento imperdibile il 18 febbraio 2011.Prima Dreamers, poi Squali, esordiscono nel mercato discografico con l’etichetta Ricordi come Dik Dik nel 1965 col singolo 1-2-3/Se rimani con me. 1-2-3 è la cover dell’omonimo brano di Len Barry; la facciata B, intitolata Se rimani con me, era scritta da un ancora sconosciuto Lucio Battisti, prima dell’incontro con il paroliere Mogol. La denominazione definitiva Dik Dik fu ispirata dall’omonimo ciclomotore, di grande successo nella seconda metà degli anni ’50, realizzato dalla DEMM in collaborazione con la Testi. Nella puntata di Ti lascio una canzone del 15 maggio 2010 Pietruccio dichiara ad Antonella Clerici che il nome è nato quasi per caso guardando un dizionario Inglese – Italiano, ispirandosi all’antilope dik dik, non citando il ciclomotore. Agli inizi dell’anno successivo, Mogol fa ascoltare a Pietruccio Montalbetti una canzone che, appena uscita negli Stati Uniti, sta riscuotendo un successo clamoroso: California Dreamin’ dei The Mamas & the Papas; l’impasto delle voci, la melodia trascinante e le soluzioni musicali (con l’assolo di flauto al termine della seconda strofa) colpiscono Montalbetti, che convince Mogol a scrivere un testo in italiano. Mogol si mantiene abbastanza fedele al testo originale, cambiando solo delle piccole cose ma lasciando inalterato il desiderio del caldo di Los Angeles che nasce da una fredda realtà evidenziata dal cielo grigio e dalle foglie gialle. Anche in Italia, con il titolo Sognando la California la canzone riscuote un successo clamoroso (nella hit parade di Lelio Luttazzi la canzone rimane stabile per settimane al secondo posto, superata solo da Strangers in the Night di Frank Sinatra), consentendo ai componenti del gruppo di abbandonare i loro lavori precedenti e di dedicarsi a tempo pieno alla musica.
Sul retro del 45 giri vi è Dolce di giorno, scritta da Mogol e Lucio Battisti, che hanno iniziato a collaborare. Dolce di giorno viene incisa anche dallo stesso Battisti, che utilizza la stessa base musicale realizzata dai Dik Dik e la pubblica come lato B del suo primo 45 giri Per una lira/Dolce di giorno.
Da allora si susseguono i 45 giri di successo: sempre nel 1966, Il mondo è con noi (ancora una cover dei The Mamas & the Papas, con sul retro Se io fossi un falegname, versione italiana di If I were a carpenter di Tim Hardin), nel 1967 Inno (cover, sempre ad opera di Mogol, di Let’s go to S.Francisco dei The Flower Pot Men), Senza luce (cover, sempre ad opera di Mogol, di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, con la celebre intro di organo hammond), con la quale raggiungono il primo posto nella Hit Parade; nel 1968, Il vento (ancora di Mogol e Battisti, con sul retro una versione italiana di The mighty Quinn di Bob Dylan ancora opera di Mogol) l’anno seguente, Il primo giorno di primavera. Sempre nel 1969 presentano al Festival di Sanremo Zucchero, in coppia con Rita Pavone.
Al festival tornano l’anno dopo con Io mi fermo qui; altro successo dello stesso anno è L’isola di Wight (divenuta cover del gruppo musicale spagnolo Los Catinos con il titolo di Isla de Wight); poi Vendo casa (1971, ancora di Mogol e Battisti, che partecipa alla registrazione), Viaggio di un poeta (1972), di nuovo prima a Hit Parade, Storia di periferia (1973), Help me (1974).
Non così fortunata è la loro carriera a 33 giri: dopo tre raccolte assemblate con i singoli di successo più qualche inedito (pubblicate rispettivamente nel 1967, 1969 e 1970) nel 1972 i Dik Dik danno alle stampe il primo album originale, dal titolo Suite per una donna assolutamente relativa. Il lavoro, composto da Mario Totaro con i testi di Herbert Pagani, è un esperimento di rock progressivo, ma il pubblico, che si aspettava brani di pop melodico, non gradisce il cambiamento di rotta e l’album costituirà per il gruppo il più grande insuccesso di vendite.
Nel 1974, Panno e Totaro lasciano il gruppo e sono sostituiti da Roberto “Hunka Munka” (ma usa anche il soprannome di “Charlott”) Carlotto (alle tastiere) e Nunzio “Cucciolo” Favia (alla batteria). Nel 1978 esce dal gruppo Giancarlo “Lallo” Sbriziolo ed è rilevato dal chitarrista Roberto “Roby” Facini. L’anno successivo entra anche un altro chitarrista, Rosario Brancati. Nel 1980 esce Roberto Carlotto ed entra in pianta stabile il tastierista Joe Vescovi, che collaborava già dal 1974 col gruppo.
Dopo aver pubblicato Help me e, nel 1975, Volando (una bella cover di “Sailing” di Rod Stewart), il gruppo vive un periodo di appannamento e declino – quantomeno sul lato discografico – dovuto in parte al cambiamento dei gusti del pubblico, in parte a scelte discografiche un po’ azzardate e poco coerenti con il resto della produzione Dik Dik: si pensi a I’te vurria vasà (Eduardo Di Capua) del 1976.
Dopo qualche singolo di successo come Laser vivente (1980) e Giornale di bordo (1982) arriva nel 1982 lo scioglimento informale del gruppo. In realtà, questo scioglimento informale non verrà mai reso concreto poiché il terzetto originale (Pietruccio-Pepe-Lallo) continuerà la propria carriera.
Nel 1983 esce il singolo “L’amico mio/Compagnia” dove il gruppo è ormai ridotto al terzetto originale, un anno dopo è la volta di un rifacimento reggae di Senza Luce pubblicato nel singolo “Senza Luce…reggae/Alza la vela (al vento)”. Nel 1985 parteciperanno al progetto “Musicaitalia per l’Etiopia” incidendo con altri artisti Nel blu dipinto di blu (Volare).
Nel 1986 tornano alla ribalta Nunzio Favia e Roberto Carlotto formando il gruppo Carlotto e Cucciolo già Dik Dik, dopo diversi anni e centinaia di concerti i due decidono anche di suonare da soli con le loro rispettive band la musica dei dik dik , con l’appellativo Già DIK DIK visto l’esito di una causa legale sfociata tra i due gruppi. I due gruppi sono stati in causa per anni per l’utilizzo del marchio Dik Dik, la causa si è chiusa nel 2006 con il marchio originale assegnato a Pietruccio, Pepe e Lallo ed il marchio “già Dik Dik” assegnato ai due ex membri del gruppo originale Carlotto e Cucciolo.
Dalla seconda metà degli anni ottanta, il terzetto originale è affiancato da vari musicisti di spalla che varieranno negli anni e, tra fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta con l’apprezzamento del pubblico riscontrato in “trasmissioni-amarcord” come Una rotonda sul mare, torneranno al successo che li porterà nel 1993 a calcare nuovamente il palco del Festival di Sanremo insieme ai Camaleonti, altro gruppo storico degli anni sessanta e settanta, e a Maurizio Vandelli, ex-voce degli Equipe 84, con la canzone Come passa il tempo, che pur venendo esclusa dalla finale avrà un buon esito commerciale.
Da allora i Dik Dik hanno continuato ad apparire in trasmissioni televisive, fare concerti in giro per l’Italia e pubblicare nuovi lavori di buon successo. Dal 1988 alle tastiere è tornato lo storico Joe Vescovi fino alla fine degli anni novanta; dopo una pausa di alcuni anni Joe Vescovi è rientrato nel gruppo all’inizio del 2007.
Tags: Club Il Giardino, Dik Dik, verona
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