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I tatuaggi sono un esempio molto calzante di come gli usi e le tradizioni di un popolo possano gradualmente ma inesorabilmente cambiare le abitudini di altre popolazioni, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Quando i primi esploratori europei attraversarono il pacifico per approdare nelle isole australiane, la prima caratteristica che li colpì in questo popolo così sconosciuto e dalla pelle olivastra, fu certamente la diffusione della pratica dei tatuaggi corporei e facciali, pratica estremamente diffusa già nei bambini e nei ragazzi, oltre che negli adulti.
L’arte di fare il tatuaggio maori, detto moko nella lingua locale, venne imparata dagli europei, che già a metà del 18esimo secolo, cominciarono ad esportare questa pratica così dolorosa, ma importante per la popolazione maori.
Un antico detto maori recita Taia o moko, hei hoa matenga mou, ovvero “tatuatevi, avrete un amico nella morte”:ben lontani dall’essere un semplice segno sulla pelle, i tatuaggi nella tradizione maori nacquero come simbolo e marco di passaggi importanti nella vita di una persona, ed infatti nell’area che va dalle isole Hawaii fino a Samoa e Tonga, i tatuaggi erano simboli che raccontavano la vita di una persona.
La tradizione maori considera il moko come simbolo di un avvenimento importante o del passaggio all’età adulta: i volti degli uomini erano decorati con intrecci sinuosi di linee di inchiostro nero che ripercorrevano i profili degli occhi, del naso e degli zigomi, in modo da formare una vera e propria maschera, che sottolineava il valore di un guerriero o la saggezza di un anziano.
Inoltre i veri tatuaggi maori erano realizzati tramite delle vere e proprie incisioni con degli utensili simili a bisturi, che permettevano di incidere la pelle e di farvi penetrare l’inchiostro, il che lo rendeva una pratica certamente molto dolorosa e quindi un simbolo di coraggio. Per le donne Maori la tradizione prevedeva dei tatuaggi che partivano dalla parte centrale della fronte e proseguivano poi attorno agli occhi, seguivano le narici e arrivavano a decorare il mento ed il collo; una tradizione che è sopravvissuta fino all’epoca moderna è certamente quella della decorazione del mento, che venne praticata correntemente fino agli anni Cinquanta.
La pratica del moko facciale maori è una pratica che tradizionalmente veniva usata anche fra i bambini che, giovanissimi, si tatuavano a vicenda con compassi o altri utensili che potevano facilmente trovare a scuola; la stessa Ngahuia Te Awekotuku, studiosa dell’Università neozelandese di Waikato, ha un tatuaggio sul mento che risale ai tempi della scuola. ”Molti di noi sono diventati genitori e sono entrati nell’età della responsabilità con il volto segnato dai tatuaggi” ha raccontato la donna in una recente intervista alla BBC, “e i genitori sorridevano e li consideravano semplicemente dei disegni sbiaditi“.
Nonostante il passare degli anni abbia modificato le attrezzature con cui i giovani Maori si tatuano il corpo, è rimasta l’usanza di segnare un momento particolare della vita con un tattoo. Oggi quest’ antica pratica è diventata solo un elemento di abbellimento del corpo in molti altri paesi che hanno sviluppato tecniche e disegni nuovi, anche molto diversi da quelli Maori. La bellezza dei tatuaggi tradizionali Maori esercita ancora oggi del fascino su molte star come Robbie Williams, Rihanna e Mike Tyson, che hanno rispettivamente braccio, mano e viso adornato da tribali di chiara ispirazione maori.
Tags: tattoo maori, tatuaggio scritte
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