Verso un mercato unico digitale: aspettative e realtà
Le aziende conoscono la strategia dell’Unione Europea in relazione al mercato unico digitale? C’è consapevolezza del suo potenziale? Quali sono i timori? Una ricerca commissionata da Ricoh Europe a Coleman Parkes Research ha risposto a queste domande. Dallo studio, che ha coinvolto 1.360 dirigenti aziendali di tutta Europa, è emerso che la maggior parte delle aziende europee (92%) dichiara di non essere pronta per l’introduzione del mercato unico digitale europeo che include la serie di normative più innovativa dell’ultimo decennio (in Italia la percentuale di chi non è pronto è del 91%). Milioni di imprese attualmente rischiano quindi di non riuscire a beneficiare dei 415 miliardi di euro che il mercato unico digitale potrebbe apportare all’economia europea.
Chi è pronto per il conto alla rovescia?
Solo la metà delle aziende del campione d’indagine (51%) ha sentito parlare del mercato unico digitale proposto dall’UE. La sua entrata in vigore, prevista per la fine del 2016, uniformerà il mercato europeo online affinché in qualsiasi Paese dell’UE gli stessi contenuti, gli stessi prodotti e servizi siano disponibili ai medesimi prezzi. L’Italia, insieme alla Francia, è il Paese in cui la conoscenza dell’argomento è più alta (70% delle aziende), mentre quella più bassa si registra nei Paesi del Nord (38%), in Belgio e Lussemburgo (36%) e in Portogallo (27%). La scarsa conoscenza e la insufficiente preparazione sono particolarmente preoccupanti considerando il fatto che attualmente solo il 7% delle PMI europee commercializza i propri prodotti o servizi oltre frontiera, una percentuale che dovrebbe aumentare affinché l’economia europea riesca ad espandersi. La maggior parte delle aziende europee (65%) sta pianificando di sviluppare il proprio business in altri Paesi del continente nei prossimi cinque anni; tuttavia, se non riusciranno a integrarsi nel mercato unico digitale, sarà difficile che questi progetti di crescita possano concretizzarsi. Le aziende austriache, ungheresi e dei Paesi del Nord sono le più propense ad espandere la propria attività all’estero entro il 2020.
I manager europei divisi tra ottimismo e pessimismo
La maggior parte degli intervistati ritiene che i vantaggi del mercato unico digitale sarebbero molteplici e riguarderebbero in particolare:
- l’incremento del numero di clienti dei Paesi dell’UE (56% degli intervistati)
- la possibilità di entrare in nuovi mercati europei (52%)
- una maggiore efficienza all’interno delle proprie aziende (44%)
C’è però chi è meno ottimista: il 24% delle aziende coinvolte non crede che il mercato unico digitale possa portare a vantaggi; anzi, molte temono possibili ripercussioni negative sul business:
- il 40% delle imprese dichiara di non essere pronto a fronteggiare l’aumento della concorrenza conseguente all’introduzione del mercato unico digitale
- il 37% teme implicazioni in termini di costi
- il 34% ritiene di non avere le risorse sufficienti per trarre vantaggio da questa opportunità
- un terzo pensa che l’ulteriore aumento delle normative sarà fine a se stesso
David Mills, CEO di Ricoh Europe, ha dichiarato: “Finora i dirigenti aziendali non sono riusciti a comprendere l’enorme impatto che l’imminente mercato unico digitale avrà sul business. Il fatto che molti di loro non percepiscano la necessità immediata di preparare la propria azienda al passaggio a un’economia sempre più digitale è realmente preoccupante”.
Una delle possibili cause della mancanza di entusiasmo nei confronti del mercato unico digitale potrebbe essere la preoccupazione per l’insufficienza di risorse digitali nel proprio Paese. Solo il 9% dei dirigenti aziendali europei dichiara che la propria nazione è “molto forte” dal punto di vista della tecnologia, delle competenze e delle infrastrutture digitali. Quasi due terzi delle imprese nei Paesi del Nord ritiene che il proprio Paese abbia risorse digitali soddisfacenti, questo dato si riduce a un quinto per le aziende polacche e spagnole e solo al 15% per quelle francesi e italiane. Secondo il Digital Economy and Society Index della Commissione europea, Danimarca, Svezia e Finlandia si classificano come le tre nazioni più preparate a livello digitale tra i 28 Stati membri dell’UE, mentre Polonia, Italia e Spagna si trovano nella seconda metà della classifica.
David Mills ha poi aggiunto: “Iniziando ora a ottimizzare, digitalizzare e standardizzare i processi aziendali, le imprese europee lungimiranti riusciranno a guadagnare un importante vantaggio competitivo. Si tratta di un passaggio necessario se l’Europa vorrà creare ‘giganti digitali’ in grado di competere in un contesto globale tradizionalmente dominato da aziende americane e cinesi”.