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Europa al lavoro: stesso stress, anzi di più.

Nei posti di lavoro
europei sembra che più della metà delle giornate improduttive e dei permessi siano
dovuti a situazioni di disagio e di tensione emotiva
. In una parola: stress.
Al di là delle problematiche personali il costo sociale è altissimo e si stima
che decine di milioni di euro vadano in fumo per questo motivo.

I sintomi per riconoscere gli stati di stress sono noti ad
ognuno di noi, ma variano dal semplice stato di affaticamento generale,
irritabilità e mal di testa, fino ad arrivare ad ansia e depressione.

La reazione fisica dell’organismo alle richieste esterne
diventa stress quando nel contesto lavorativo tali richieste diventano o si
percepiscono esagerate rispetto alle proprie capacità. Una reazione è spesso
riscontrata in ambienti dove una scarsa
organizzazione produttiva e una difficoltà di relazioni provocano, appunto, timori
e sensazioni di inadeguatezza
.

Fin qui, potrebbe essere una dinamica ricorrente ma passeggera
in molti contesti lavorativi, ma il fenomeno oggi sta assumendo contorni sempre
più marcati e in diversi paesi dell’Unione che, in tempi insospettabili lontani
dalla crisi, avrebbero dato molto meno adito a situazioni simili.

 

La precarietà dei contratti, l’aumento del carico e dei
ritmi creano delle pressioni emotive sui lavoratori, che difficilmente si
riescono a gestire sia al livello personale che sociale, con l’aumento di malattie correlate e incidenti.

 

Per questo si sono
modificati nel tempo i criteri e la tipologia di consulenza adottati per la valutazione
rischio stress lavoro correlato
. I parametri partono oggi da
presupposti più complessi, anche per adeguarsi maggiormente alla normativa
vigente.

Per individuare i problemi legati allo stress è opportuno
fare focus soprattutto sulle dinamiche produttive e la loro disorganizzazione,
sull’alto assenteismo, il turn-over eccessivo del personale, i conflitti
difficilmente sanabili e le lamentele diffuse da parte dei dipendenti.

Rilevanti sono anche le dinamiche di comunicazione interna,
nelle quali si notano le capacità organizzative di ridurre gli attriti, così
come i provvedimenti disciplinari e le vertenze a carico.

 

Certo, l’analisi comprende anche i fattori ambientali (rumori, sostanze nocive, temperature eccessive,
etc.) e quelli soggettivi (sensazione
di inadeguatezza e pressione sociale).

Soprattutto, nel modello di valutazione è essenziale inserire e stimare le fonti di stress e i loro effetti,
analizzandone le proporzioni
.

È importante mantenere alto lo spettro delle variabili, per
comprendere a tutto tondo la situazione.

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