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Lo stress è una reazione umana alle difficoltà, uno stato psichico e chimico che si attiva in automatico e che fa parte della nostra biologia: muscoli tesi, cervello concentrato sul pericolo rilascia ormoni che servono a regolare battito cardiaco, attenzione, etc. il resto è trascurato. Forse sarebbe meglio allontanarne le cause piuttosto che eliminarne le conseguenze. Oltretutto, con una chimica che non è molto chiara. Robert Sapolsky, scienziato americano della Stanford University in California, ha dichiaro di perfezionare e avere “nel cilindro” un vaccino in grado di contrastare lo stress grazie ad una terapia genetica, quindi alla radice. Sì, ma a terapia genetica non è un po’ troppo? Se qualcuno patisce un po’ di stress correlato al lavoro dovrà modificarsi geneticamente? Il meccanismo neurologico che sta alla base della nostra reazione al disagio è anche la fonte della nostra reazione in positivo, nel senso che saper canalizzare le energie dello stress ha portato gli esseri umani per millenni a cercare le soluzioni, migliorare le prestazioni, voler eliminare e modificare l’ambiente. Insomma, non solo stress negativo (di stress) ma anche positivo (eustress). L’idea di eliminare adrenalina, batticuore, angoscia e malessere per uno stato di calma concentrata sembra agghiacciante, specie in un ambiente lavorativo dove potrebbero esserci dei problemi forti di disorganizzazione, carico di lavoro, turnover eccessivo e, quindi, valutati in base anche alle reazioni dei dipendenti come nocive. E se tutti, invece, fossero contenti? Sembra un film fantascientifico eppure questo ricercatore ne parla come la soluzione a tutti i guai. Funziona così: al cervello devono arrivare dei geni neuroprotettivi che combattono i danni dello stress provocati nei neuroni. Partendo dall’herpes (sì, quello che ci spunta sul labbro) lo scienziato ne ha modificato una versione contenente solo geni positivi che contengono antiossidanti e sostanze che aiutano la crescita dei neuroni. Il mix si dovrebbe attivare solo quando necessario e per ora le povere cavie, i soliti topi da laboratorio, reagiscono bene e si rilassano di fronte allo stress. I topi stressati, invece, perdono neuroni. Sull’uomo come funzionerà, tutti felici a subire angosce col sorriso? Certo, nei casi clinici di persone che subiscono forti stress per motivi personali o disturbi psichiatrici potrebbe essere un palliativo, sempre col rischio di voler anestetizzare le reazioni umane, ma almeno si potrebbero mitigare gli effetti negativi di chi vive in uno stato perenne di allerta (aumento del glucosio nel sangue, blocco di nuovi neuroni, digestione bloccata, sistema immunitario debole, malattie cardiache, depressione, etc.). Gli studi di Sapolsky si sono concentrati su questi problemi e su alcuni esperimenti con delle tribù africane di babbuini, dove gli esemplari più deboli socialmente sviluppavano stress e, quindi, erano minati nella salute. Applicato agli uomini, va da sé, la mancanza di sicurezza sociale, lavoro, potere e capacità decisionale provoca stress e cattiva salute. Scoperta dell’acqua calda direbbe chi vive in condizioni di scarsa sicurezza tra lavoro precario, preoccupazioni sociali, familiari, reddito medio sempre eroso da spese e inflazione, rapporti sociali di potere e difficili da gestire. Insomma, chi sta bene economicamente vive come un pascià, gli altri tutti stressati. Ma sarà del tutto vero? E, soprattutto sarà giusto modificare la situazione psico-sociale tramite la genetica? Il fatto di poter eliminare chimicamente un meccanismo così naturale e insito nell’uomo solleva dubbi non da poco.
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