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Le Pmi emiliano-romagnole campioni d’innovazione – Mind Consulting

Le Pmi emiliano-romagnole campioni d’innovazione Gli anni del "boom" sono passati da un pezzo, eppure l’Emilia Romagna resta la regione più ricca d’Italia per reddito pro-capite, con disuguaglianze ridotte e alta scolarizzazione. Tutto bene dunque? Tutt’altro: rispetto ad altre zone del Nord Est sconta la mancanza di infrastrutture e fatica ad attirare investimenti stranieri.

Queste conclusioni si ottengono incrociando una serie di dati sulle performance dei settori economici regionali, che Repubblica ha pubblicato nell’inserto del lunedì.

Benissimo l’export (+ 7% nel primo trimestre 2008), cui fanno da corollario bassa disoccupazione e alta occupazione femminile; positivo anche il trend delle nuove assunzioni (6000 solo nel settore hi tech), che si scontrano però con una burocrazia lenta, farraginosa e con un ritardo cronico nelle infrastrutture. Proprio di quest’ultime sono state al centro di un recente incontro di Confindustria: gli imprenditori chiedono che sia realizzato al più presto il passante di Bologna, un investimento da 177 milioni di euro che smaltirebbe il traffico intorno alla città.

Il polo fieristico resta uno dei migliori d’Italia, secondo solo a Milano, seppure rallentato dalla competizione interna. Da questo punto di vista, un "matrimonio" tra le fiere di Bologna e Rimini sarebbe un vero toccasana: abbatterebbe alcuni costi di gestione e sarebbe salutato con favore dagli investitori. Ma i dati testimoniano anche di successi: in 11 anni l’innovazione nelle imprese ha fatto un balzo del 71%, a fronte di una media nazionale del 44%; e nei ciclomotori l’emilia romagna resta leader mondiale.

Un tallone d’Achille è la poca diversificazione dei prodotti: in questo senso l’industria agroalimentare – con il ruolo centrale assunto da Parma – accende nuove speranze. 

Tirando le somme, i distretti commerciali emiliano romagnoli, che hanno fatto scuola per livelli di produttività elevati – associati ad equità sociale -, anche nell’era della globalizzazione si dimostrano efficienti. Il tessuto economico della regione, formato da quasi 400 mila Pmi (dati Nomisma), è solido e resiste alle nuove sfide lanciate dalla modernità.

Scorrendo i dati del 2008 salta all’occhio l’incremento delle esportazioni: accanto a queste ultime manca però un corrispettivo sul piano dell’attrazione del capitale straniero; un aspetto su cui bisogna ancora lavorare. 

 

 

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