No Banner to display

Article Marketing

article marketing & press release

L’insulto del governo agli italiani

Il Fisco a puntate nasconde trappole incredibili per i contribuenti italiani. Tra polemiche, annunci, smentite e continui ritardi. Ma tra le tante cose che non vanno ce ne sono alcune davvero insopportabili. Ora che la cinta alla vita degli italiani non si può più stringere tanto lo è già stretta, si sta pensando di passare alla gola; una bella corda intorno alla giugulare. Il sistema pensionistico, inadeguato fino ad oggi lo sarà ancor più domani. Si tenderà a mandare gli italiani sempre più tardi a riposo, in questo modo pagheranno per un tempo più lungo i contributi e ne riavranno indietro la metà. Un affare a pensarci bene per lo Stato. Oltre a questo innalzamento dell’età son previsti anche dei tagli invece di aumenti: un insulto che tutt’ assieme la classe politica ha lanciato alla popolazione. Non assicurare serenità economica a chi per tutta una vita ha servito lo Stato pagando non solo le tasse ma, pagandosi la pensione, che oggi qualcuno gli toglie, con contribuiti tolti dal proprio stipendio è un furto. Si alzano le tasse e si abbassano stipendi e pensioni, come pagheranno queste persone e come sopravviveranno al caro vita? Se le casse dello Stato sono in rosso evidentemente qualcuno incaricato, ha gestito male le risorse della Nazione e quindi, per senso della giustizia, il denaro va tolto a chi ha fallito. Si pretende di richiedere a tutti i ministri il rimborso degli stipendi fin qui avuti dal momento del loro insediamento. Le altre misure urgenti vanno progettate non sulla pelle dei cittadini ma sulla pelle di chi dello Stato si è servito e non lo ha servito. Si è ad una guerra fredda: i cittadini contro lo Stato padrone. Uno Stato che decide e gestisce senza accettare ingerenze da parte della cittadinanza. Che legifera contro e non a favore della popolazione. Che finge di non conoscere l’insofferenza che il popolo civile subisce e rivendica. La si chiami anche ideologia, utopia, noi la chiamiamo, giustizia. « Per noi di Federcontribuenti, i ministri, i deputati e tutti gli altri big istituzionali sono, in tutto e per tutto, degli impiegati al servizio della Nazione e se un impiegato viene meno al suo lavoro o sbaglia recando danno all’impresa, va licenziato in tronco ». Invece questo governo non riesce a fare altro che aumentare le tasse e tagliare fondi; aumenta la tassa anche a chi possiede azioni, obbligazioni, titoli di stato come i Bot o titoli di debito pubblico come Cct e Btp: addirittura, tra le maglie, si nasconde una “patrimoniale”, una tassa sul patrimonio. Nel frattempo alla Camera, qualcuno, ha voluto salvare le provincie con tutto quel che costano e offendono. Nello Stato ci sono decine di strutture inutili e costose, oltre a ministri, deputati, cancellieri e porta borse di cui non se ne capisce l’utilità. Complessivamente, questa manovra, peserà sulla Sanità per 7,5 miliardi, sui ministeri per 11 miliardi, sulle pensioni per 3,8 miliardi e sugli enti locali per altri 9,6 miliardi. Molto minore è invece l’impatto dei tagli sui costi della politica: 7,7 milioni l’anno di tagli ai finanziamenti dei partiti dal 2013.
Nel 2012 il bollo, che oggi “costa” 34,50 euro ( si versa alla banca ma va allo Stato), passerà a 120 euro e nel 2013 arriverà a 150 euro. Gli imprenditori agricoli in stato di crisi o di insolvenza possono accedere agli accordi di ristrutturazione dei debiti e alla procedura della transazione fiscale tranne per i contributi dovuti agli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie. Praticamente non si risolve la gravissima situazione economica e lavorativa degli agricoltori sempre più vittime del sistema legato alla grande distribuzione. Prevista una radicale riscrittura del sistema degli ammortamenti delle imprese attraverso delega al ministero dell’Economia che dovrà provvedere con uno o più decreti. Chi privilegerà il ministero dell’Economia e chi controllerà sulla sua imparzialità? Non ci fidiamo dell’operato di questo dicastero, i fatti ci dicono che tale organo non è in grado di assicurare diritti e parzialità agli italiani e che fine fanno le politiche per salvare le piccole – medie imprese?
Le banche e gli enti e società finanziarie applicheranno un’aliquota Irap del 4,65% (al posto di quella ordinaria del 3,9%), mentre le imprese di assicurazione del 5,9% .
L’aumento delle aliquote Irap per le banche e le assicurazioni si scontra con la promessa di “graduale eliminazione” dell’imposta, contenuta nell’articolo 6 della riforma fiscale del disegno di legge del 30 giugno 2011. La cancellazione delle garanzie per accedere agli strumenti deflattivi del contenzioso fiscale (adesione pvc, adesione a invito al contraddittorio, accertamento con adesione e conciliazione giudiziale) rende sicuramente più appetibile il ricorso a questi strumenti. Insomma si va ad indebolire, ulteriormente, la tutela del piccolo contribuente che resta schiacciato tra forze contrapposte ma alleate tra loro. Per Equitalia cambiano le regole per i rimborsi delle spese da lei sostenute per le procedure esecutive. Dal 2011 vanno rimborsate ogni anno e non più dopo la comunicazione d’inesigibilità del credito. Chi rimborserà quelle persone a cui Equitalia ha tolto il diritto alla vita?
In caso di rateizzazione delle somme dovute a seguito di accertamento con adesione, per importi superiori a 50.000 euro, non è più necessario prestare, per il periodo di rateazione aumentato di un anno, la polizza fideiussoria a garanzia. Vengono previste misure di ridefinizione della composizione delle commissioni tributarie. In particolare, vengono stabilite norme di incompatibilità per i professionisti iscritti agli albi professionali che abilitano all’assistenza nel contenzioso tributario. Forme di incompatibilità vengono introdotte anche per conviventi e parenti. La giustizia tributaria è in pieno caos, rischiano di fallire migliaia di pratiche avviate dai contribuenti che si son visti strappare beni in maniera ingiusta o che sono stati costretti a pagare tassi da usuraio.
Viene prevista la possibilità di definire i contenziosi fiscali, di cui è parte l’agenzia delle Entrate, secondo le regole del “vecchio” condono delle liti pendenti del 2002. È necessario che la controversia risulti pendente al 1° maggio 2011 e che la stessa non superi 20mila euro, considerando le imposte, ed escludendo sanzioni, interessi e accessori. Tutti i contenziosi potenzialmente definibili con questa misura risultano sospesi fino al 30 giugno 2012.
Viene introdotto il nuovo istituto del reclamo e della mediazione per le liti tributarie di valore fino a 20mila euro. Viene stabilito che la presentazione del reclamo è condizione di inammissibilità del ricorso e che lo stesso deve essere inoltrato alla direzione dell’amministrazione finanziaria che ha emanato l’atto. Giusta o meno, errore o meno, il contribuente deve comunque pagare altrimenti rischia ipoteche, ganasce, espropriazioni e procedure esecutive varie. Il provvedimento è incostituzionale in quanto nega al cittadino la possibilità di usufruire di un organo giuridico indipendente dall’ente creditore.
La Federcontribuenti si ribella: «Non ci stiamo a questo massacro e avvieremo per l’autunno prossimo azioni a catena con la collaborazione delle altre grandi firme del mondo delle associazioni nazionali. I nostri legali sono al lavoro: prepareremo campagne di sensibilizzazione, class action e una proposta di legge su fisco e tributi. E a chi ci ricaccerà d’essere estremi risponderemo che – a mali estremi, estremi rimedi! -»

Leave A Comment

Your email address will not be published.

Article Marketing