l’orefice a Valenza, prima parte
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L’orefice a Valenza(prima parte)
Io non so, veramente non so, come le cose vadano da altre parti ma, qui a Valenza, uscendo dalla terza media hai due possibilita: o continui a studiare e lì puoi decidere del tuo futuro abbastanza liberamente o vai a fare l’orefice.
Vediamo un po’ cosa significa nel dettaglio andare a fare l’orefice.
IL PRIMO GIORNO
Ore 8e00 vestizione
ore 8e10 Dopo averti fatto aspettare per circa 5-6 minuti senza degnarti di uno sguardo arriva il direttore e ti accompagna con modi bruschi al tuo posto, di fianco a quello che sarà, probabilmente, il tuo maestro artigiano.Il tuo maestro ti consegna una lastrina di similoro dove, con una punta di acciaio ha tracciato alcune linee dritte. Ti dice:” Segala lungo le linee”
ORE 8e15 Hai già rotto almeno 10 seghe e non ne hai più. Naturalmente hai una soggezione mostruosa del tuo maestro e così, a monosillabi, gli fai capire che hai finito le seghe e non hai ancora terminato il compito. Lui ti guarda,posa i suoi attrezzi piano piano e prende la lastrina, la esamina 3 secondi e poi ti dice, tirandotela sul banco,:”t’è sicur c’at vori fa l’urefes?” Domanda mitica che ti riempie di sconforto e sgomento:”Non ci sono riuscito. Sono forse minorato? Non sono dunque capace a fare niente?” Ma Lui,il maestro, cambia misteriosamente registro e dice:”al’la fuma pù sutila” e va al laminatoio dove assottiglia un po’ la lastrina.
ORE 8e25 Riesci così a metterci 10 minuti per piantarti finalmente una sega sulla mano sinistra. Senza parole ti giri verso Franco, il maestro, con sega e archetto pendenti dalla mano fulminata ma senza che ne stilli goccia di sangue.Lui ti guarda e considera lo schifo, poi ti libera dall’archetto e esamina il danno che, 8 volte su 10, è da pronto soccorso. Intanto una insana allegria aleggia sulla fabbrica. Tutti ridacchiano e dicono:”A l’è l’mestè ca l’entra”
ORE 12e30 Ritorni a casa con un cerottone, spieghi l’accaduto e così tuo padre, orefice da 30 anni, se ne esce allegro:” a l’è l’mestè ca l’entra!” Tua madre, più umana, ti chiede se ti fa male, tu gli dici di sì, che un po’ fa male e lei allegra:”Al’è niente,l’e l mestè ca l’entra”
La fabbrica è così, non è gente cattiva, ma indurita dal lavoro quotidiano non così semplice e poi con l’oro, con il metallo, è così. Tu tenti di ammorbidirlo, di fare il lavoro un pochino meno duro, mentre invece è il metallo che vince e rende duro te. Niente cattiveria quindi ma rassegnata consapevolezza di quello che succede e che succederà, perchè è sempre andata così e, probabilmente, lo farà per sempre.
La giornata, a questo punto, finisce qui.Ti darà da pensare? Probabilmente sì. A quell’età già un po’di pensieri per il lavoro li hai. Per quei 10 minuti vedi fosco. Poi ti infili il giubbotto e vai a urlare per strada con i tuoi amici.