Crisi, web e investimenti: sottovalutazioni e aspetti positivi
Se c’è un dato che la crisi economica dell’ultimo biennio ci comunica è che non bisogna smettere di investire e sperare nel futuro. Al contrario serve armarsi di pazienza e aspettare tempi migliori. In America lo sanno bene: gli investimenti pubblicitari non diminuiscono mai. Nella cara vecchia Europa al momento della crisi si comincia a tagliare dall’ufficio marketing, con il risultato – davvero sgradevole – di protrarre la crisi ben oltre il suo naturale decorso, quando cioè dovrebbero ricominciare gli investimenti.
Oltreoceano soprattutto mantengono la barra a dritta per quanto riguarda la ricerca, in modo da trovarsi con la marcia innestata nel momento della ripresa: si semina nei tempi bui, per raccogliere durante la rinascita.
La crisi ha colpito varie tipologie di aziende e ci sono parecchi dati messi a disposizione dalle associazioni che colgono nel segno. Ci sono poi particolari aziende produttrici di macchine utensili, quali il tornio, la fresatrice, le smerigliatrici e tutte quelle macchine impiegate nelle fabbriche meccaniche e nelle officine artigianali, che rappresentano la spia ideale per trasmettere la situazione reale del paese, quello che raramente finisce sui telegiornali. Lo stesso fenomeno avviene sui banchi dei mercati, per quanto riguarda i consumatori: diminuiscono gli acquisti dei beni superflui, si torna ai beni primari, non rinunciando naturalmente ai must che salvano le apparenze. I rapporti sociali tendono a sfilacciarsi quando viene diminuita la “presenza sociale”.
Questo tipo di produttori / rivenditori misurano l’effettivo andamento dell’economia in base agli ordini ricevuti e ai ritardi dei pagamenti, possono pertanto rendersi conto di prima mano di come vanno le cose, perché gli investimenti sui macchinari rappresentano un chiaro segnale circa il buon andamento del fatturato.
La crisi è comunque alle spalle, almeno il momento peggiore, anche se non sono pochi quegli esperti che pronosticano una ripresa senza occupazione. Come mai questo dato apparentemente in contraddizione? Semplice. La crisi, come anticipato, costringe molte imprese a tagli del personale, a ristrutturazione, tuttavia questa emergenza spesso diventa l’occasione per snellire un po’ la struttura dell’azienda e tentare di andare avanti con un passo più leggero. Per questo motivo nel momento in cui si rimettono in moto investimenti e consumi non si riassorbe il livello occupazionale andato perduto: i consumi ne soffrono e la ripresa, anche se sostenuta, è di fatto più lenta.
Un altro aspetto che viene spesso male interpretato o equivocato riguarda il ruolo del web nell’economia. La faciloneria con la quale si parla di internet (un grande circo, un baraccone zeppo di fenomeni da bandire o mostri da portare in tv, secondo una certa vulgata) a livello politico induce a tenere in serbo poche speranze. Fortunatamente sia i consumatori, sia gli imprenditori hanno capito che internet porta risparmi, abbatte i costi e genera consumi su un piano di mercato aperto, dominato dalla libera concorrenza. In periodi di crisi, per esempio, quando si dismettono alcuni investimenti pubblicitari tradizionali, si potrebbe pensare a delle campagne di marketing online, che nel medio-lungo termine generano un ritorno apprezzabile e hanno un impatto minore, in termini di sostenibilità. Manca purtroppo un certo tipo di cultura, a livello generale, che consigli di non tagliare ricerca e pubblicità quando c’è crisi. Anche se sembra un controsenso sono due semine che generano frutti rigogliosi nel futuro.