Nuovo accordo contro lavoro nero ed evasione.
Tutti insieme appassionatamente firmano e concordano. Il motivo è che le condizioni di illegalità e di mancata sicurezza sul lavoro in Italia sono tante, da cui ne derivano evasione di redditi e rischi sociali. Gli archivi degli enti interessati possono così essere condivisi grazie ad un protocollo che lascia spazio alle azioni congiunte, per i prossimi tre anni almeno. Dati anagrafici, classificativi di aziende, dichiarativi di contribuzione, risultati delle ispezioni, cadenze, Durc, attività di previdenza, etc.
Sembra che grazie al coordinamento degli enti sarà difficile sfuggire ai controlli incrociati e continuare nell’evasione fiscale o nell’utilizzo di lavoratori irregolari (tra lavoro nero e clandestini). Certo verranno rispettate le norme di protezione della privacy secondo il Codice in adozione, ma sarà possibile effettuare una vera e propria cooperazione informatica. Il protocollo fa parte delle tante azioni preventivate dal Governo contro l’evasione come la L. 133/2008, il Piano straordinario della vigilanza in agricoltura ed edilizia ( gen. 2010), la manovra finanziaria L.122/2010
Il fenomeno del lavoro nero è un fenomeno che preoccupa sotto un duplice aspetto e che, quindi, ha stimolato negli ultimi decenni più attenzione che in passato. Il problema è l’illegalità spesso associata a lavoratori extracomunitari o comunque in posizione irregolare in Italia, per i quali non sono pagati contributi, non sono rispettati gli adempimenti sicurezza sul lavoro e non è possibile monitorarne la presenza e l’attività lavorativa.
Danni per la sicurezza, per lo status sociale di questi individui, per l’evasione contributiva agli istituti di previdenza. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Un costo che paga l’intera collettività e che si può verificare ogni giorno quando non vengono emesse fatture da parrucchieri, medici, professionisti oppure si vedono lavoratori extracomunitari che ogni mattina aspettano di essere impiegati in laboratori e cantieri che immaginiamo non avranno certo interesse a regolarizzarli per una o più giornate. Certo la storia è vecchia, perché il lavoro nero al Sud in particolare è sempre stato un caposaldo dell’economia “competitiva” e, quindi, il riassetto di tanti equilibri di legalità necessita veramente di un’azione congiunta.
Solo nel 2008 il peso economico del lavoro irregolare era del 17% circa del PIL, qualcosa come 250-270 miliardi di euro. Quasi tra milioni di persone che secondo l’Istat non sono registrate come lavoratori e invece svolgono attività di produzione ogni giorno. Reddito non dichiarato, prevenzione infortuni e infortuni stessi non dichiarati. Insomma, situazioni difficili che nel tempo si dovranno obbligatoriamente sanare o tentare di diminuire al massimo. Le direttive europee parlano chiaro e anche la volontà interna dei governi italiani di recuperare il reddito evaso.