Agenzie collocamento o Portali di annunci gratuiti per cerca lavoro?
Agenzie Interinali oppure affidarsi ai Portali?
Come sembrano lontani i tempi del vecchio e cro e affolatissimo collocamento.Ne ho di ricordi in mertio.
Io mi chiamo Anna titolare di un Agenzia Affari,organizzazione di servizi e intermediazione di assunzione,in sintesi un Agenzia che intermedia tra l’offerta e la richiesta di lavoro.www.gaservizinapoli.it
Ma non volevo parlare di me.Pero’ attraverso la mia Agenzia mi sono accorta che il vecchio collocamento,o citta per l’impiego etc attraverso internet attraverso annunci inseriti nei nostri Portali,offrono notizie in mertio a offerte di lavoro.Cioe’ visionano in internet offerte di lavoro per poi inserirle nelle loro Bakeche e il gioco e’ fatto.Nulla di sbagliato finche’ si aiutano le persone e sono tantissime a trovare un occupazione tutto e’ lecito.E allora?Le Agenzie interinali si dice che sono state la causa primaria affinche il vecchio posto fisso e sparito dalla circolazione i vecchi e i nuovi collocamenti prendono notizie da i motori di ricerca…E cosi’ esistiamo noi comuni Portali,che mediante (parlo per me) una irrisoria commissione o annunci e registrazioni gratuite aiutano a muovere questa enorme ruota chiamata occupazione.E voi cosa ne pensate?
Un ultima cosa posso suggerire a chi cerca lavoro.E’ vero quello che si dice in giro non e che manca il lavoro manca tanta mano d’opera gli artiginai gli operai etc Oggi tutti studiano fortunatamente,scelgono settori tutt altro che ricercati dal settore lavorativo.E allora?L egrandi Imprese Aziende etc puntano verso il mercato Straniero.Credetemi nessuno vuoe fare o puo fare qui in Italia la Badante 24h certamente le Italiane no.Nessuno vuole lavorare in Agricoltura.E il vecchio Idraulico il Falegname?Non so come finira’ ma Vi do un consiglio torniamo ai vecchi mestieri.Riguardo la scuola incrementiamo i corsi per chi ha solo la terza media insegnando loro dei lavori che sono in via di estinzione.Tornassi indietro forse farei la parucchiera.Bello no?
I 30 mila posti di lavoro che nessuno vuole
Si cercano falegnami, meccanici, parrucchieri, elettricisti Senza risposta un terzo delle ricerche delle piccole imprese
Va bene che molti giovani, dicono studi e sondaggi di ogni genere, sognano ancora il posto fisso. Meglio ancora se nella pubblica amministrazione. E va bene che quasi metà degli italiani, come afferma una recente ricerca dell’Eurobarometro, sono talmente restii all’idea del cambiamento da non riuscire nemmeno a scrollarsi di dosso l’idea che quel posto debba durare tutta la vita.
Ma con la produzione industriale che arranca, la disoccupazione che galoppa, la cassa integrazione che non dà tregua, tutto ci si potrebbe aspettare tranne che le piccole imprese, proprio quelle che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante dell’economia italiana, fossero a corto di braccia. Eppure, a giudicare almeno dai risultati di una inchiesta della Confartigianato sul fabbisogno di manodopera condotta in base ai dati dei primi sei mesi dell’anno, è proprio quello che sta accadendo. L’organizzazione presieduta da Giorgio Guerrini stima che nel 2009, nonostante la crisi, il sistema delle piccole imprese e dell’artigianato potrà creare 94.670 posti di lavoro.
Quasi un terzo di questi, tuttavia, rischia di restare vacante: per quanto si cerchino persone in grado di occuparli, semplicemente non si trovano. Una emergenza al contrario, tanto più paradossale perché con l’imminenza dell’autunno si addensano nubi sempre più minacciose sul mondo del lavoro. Da Nord a Sud. In Piemonte ci sono 512 aziende in crisi, con 25 mila dipendenti in cassa integrazione. Anche in Emilia-Romagna i cassintegrati sono più di 20 mila nelle sole aziende metalmeccaniche. La Sicilia è in apprensione per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Nel Lazio i posti a rischio sarebbero 70 mila.
E nelle Marche sono quasi 8 mila i lavoratori messi in mobilità nei primi sei mesi di quest’anno. Soprattutto, però, le conclusioni dell’indagine sembrano stridere apertamente con i timori di quanti sono convinti che gli immigrati tolgano il lavoro agli italiani. Un luogo comune che trova conforto prevalentemente negli ambienti politici di fede leghista, ma che i risultati di uno studio della Banca d’Italia reso noto martedì sembrano invece smentire categoricamente. All’appello, secondo la Confartigianato, mancano 30.750 persone. Per avere un’idea della dimensione di questo fenomeno basta considerare che si tratta di un numero addirittura superiore a quello dei lavoratori (circa 30 mila) che al giugno scorso in tutta la Lombardia, prendendo per buoni i dati della Cgil, avevano avuto accesso alla cassa integrazione in deroga. I dati elaborati dall’ufficio studi dell’organizzazione degli artigiani informano che la carenza maggiore è quella dei falegnami o comunque di persone esperte nella lavorazione del legno.
A fronte di un fabbisogno di 2.690 addetti, le piccole imprese ne cercano inutilmente 1.390, ovvero quasi il 52% del totale. Per non parlare poi dei parrucchieri e degli estetisti. In questo caso i posti di lavoro destinati con ogni probabilità a restare vuoti sono il 49% circa: ben 3.210. È in assoluto il buco numericamente maggiore fra tutti i comparti presi in esame dall’indagine. Ancora più grosso di quello che la Confartigianato denuncia per gli elettricisti. Rispetto alle esigenze dichiarate (9.850) ne mancherebbero infatti 2.840, pari al 28,8% del totale. Pesante risulterebbe anche la situazione delle officine per la riparazione delle auto, con un deficit di 1.640 meccanici. Problema di dimensioni più o meno simili a quello che viene accusato dalle piccole imprese informatiche (1.740) e dagli idraulici (ne mancano 1.560): mestiere, quest’ultimo, che ha fama di essere anche particolarmente redditizio una volta superata la fase dell’apprendistato. Soffre perfino l’edilizia, in assoluto il regno della flessibilità. Stando sempre ai dati della Confartigianato le piccole imprese sono riuscite a reclutare 3.160 carpentieri sui 4.500 che sarebbero necessari. Degli altri 1.340 ancora nessuna traccia.
Ma anche il numero dei disegnatori industriali disponibili è inferiore al fabbisogno di ben 1.110 unità. La medaglia della crisi economica ha tuttavia una doppia faccia. Se nelle piccole imprese un posto su tre rimane vuoto perché non si trova chi lo possa (o voglia) occupare, e nonostante sopravviva ancora il mito del posto fisso, nell’ultimo anno c’è pure chi ha reagito alle difficoltà economiche con una scelta opposta: mettendosi in proprio. Sintomo del fatto che, trovandosi di fronte all’alternativa fra andare a lavorare alle dipendenze in una piccola impresa, magari con un contratto da precario, e rischiare invece in prima persona, qualcuno sceglie questa seconda strada. Non moltissimi, per la verità: nell’annus horribilis per il Prodotto interno lordo la stessa Confartigianato ne ha censiti 8.134.
Ma con situazioni davvero curiose. Mentre infatti i parrucchieri cercavano inutilmente 3.210 dipendenti da avviare al lavoro, nei dodici mesi compresi fra la fine di giugno 2008 e la fine di giugno 2009 il numero dei barbieri e degli estetisti aumentava di 1.696 unità. Una crescita inferiore soltanto a quella del numero di quanti si sono buttati nella cosiddetta green economy (2.559) nonché del numero dei gelatai, dei panettieri e dei pasticcieri (2.082). Il bello è che alle gelaterie, alle pasticcerie e ai panifici artigianali mancano 1.140 dipendenti. C’è poi chi ha tentato l’avventura nell’informatica (462) o nei servizi di trasporto (800), oppure nelle piccole attività di restauro (104), o ancora nella tinteggiatura (681). I più creativi hanno scelto invece la strada della pubblicità e del design (119). E un pugno di temerari (39) ha messo la propria passione per gli animali al servizio del prossimo. Del resto, con questi chiari di luna tutto fa brodo.
Sergio Rizzo
20 agosto 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gent.mo Corriere
21.08|14:18
LU
Capisco che sia Estate ed è alquanto faticoso sudarsi (verificare) le notizie, però non potete nemmeno ricorrere ad articoli di altri e farne una veloce rielaborazione epr riempire le vs pagine. Domanda ed offerta: chiedete qual’è lo stipendio medio offerto a queste alte professionalità (basterebbe sapere se in regola o meno) scoprireste che vogliono PROFESSIONISTI pagati a costi di GARZONI. Ecco che allora, i professionisti, si aprono la partita iva e lavorano da soli, i garzoni restano disoccupati. Il tanto declamato articolo di Banchitalia: bene, sarebbero di tenori diverso se tra le loro fila cominciassero ad esserci anche solo un 15% di extracomunitari (io nelle banche non ne conto molti, anzi, gente rarissima!); forse i loro articoli sarebbero di tenore diverso. Si prendono informatici, ingegneri, periti, Indiani, Cinesi, Coreani per farli lavorare in Italia a costi e contratti Indiani e Cinesi. Quando anche voi che scrivete avrete questa concorrenza, il tenore dei vs articoli cambierà radicalmente. Pagassero gli stranieri come gli italiani, vedremmo quanta richiesta vi sarebbe! PS: io vedo giornalmente la concorrenza (ASSOLUTAMENTE INCOLPEVOLE) di muratori e braccianti extracomunitari con gli italiani: se loro potessero chiedere + dei 20 euro al gg che gli vengono offerti, non credete che molti italiani senza lavoro accorrerebbero?O dobbiamo dire che anche i cassintegrati sn dei fannulloni e preferiscono gli 800 euro di cassa integrazione ai 1.200,se tali fossero?
un’offesa
20.08|19:54
guibert
questo articolo e il relativo titolo è un’offesa a chi vive la drammatica condizione di non avere un lavoro, di averlo perso o di cercarlo per la prima volta. Sono per lo più fandonie della confartigianato, categoria dove lo sfruttamento e l’abuso nei confronti dei lavoratori è molto alto, costruite ad arte per negare la crisi e per perpetuare l’infame accusa che il lavoro non ce l’ha chi non vuole lavorare! Ormai Rizzo e Stella fanno a gara a spararla più grossa per logorare sempre più un mercato del lavoro ridotto ormai ad una giungla dove i diritti non esistono. E pubblicatemi, grazie, non ho scritto niente di male.
Una distorsione della realtá!
20.08|19:54
Lettore_8643
Con tutte le volte in cui mi son sentita dire: quanti anni ha? Over 30(anche se ho cominciato a 27 anni). E quando hai intenzione di fare figli? E poi mai piú sentiti. Oppure vuole lavorare qui? Ma prima un stage di un anno a costo ZERO!! Ma questo articolo é semplicemente una distorsione della realtá e diffamante per tutti i giovani e non piú giovani che vengono trattai a pesci in faccia ai colloqui o nei piú svariati e umilianti lavori dove il dipendente-gratuito non viene considerati neppure un lavoratore. E i sindacati, che noi paghiamo, dormono. Il Corriere, se vuole dimostrarsi obbiettivo, scriva un bell’articolo dell’ altra faccia della mediaglia!
Posti di lavoro si, ma dove?
20.08|19:36
jowblu
Il problema non è creare o meno posti di lavoro, ma dove? È inutile creare posti di lavoro senza prevedere se in quella zona esistono giovani disposti a svolgere quel lavoro…bisogna pianificare in base alle residenze dei giovani disponibili a seconda delle attitudini e richieste degli stessi. Non ha assolutamente senso creare dei posti di lavoro ed aspettare che qualche “SANTO” lasci famiglia, casa, figli, amicizie per trasferirsi in zone del Paese meno vivibili e piú disagiate (come per esempio il ragazzo di Taormina che va a lavorare in Valtellina). È un assurdo. Piuttosto create le aziende che non inquinano nei centri abitati con piú percentuale di giovani. Non è il giovane che si deve recare al lavoro ma deve essere lo Stato che crea il lavoro lá dove esistono le buone prospettive e le prerogative. Questi sono gli assurdi dell´Italia
Articolo dal corriere
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