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Quando il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio deliberò, nel febbraio 2000, l’anatocismo bancario come illegittimo e tutte le clausole relative alla periodicizzazione di tassi di interesse composti da ritenersi come sempre vessatorie, involontariamente o volontariamente stava aprendo un mercato. L’arrivo della crisi economica globale, negli ultimi anni, ha ulteriormente acutizzato la questione: se da un lato in precedenza, con il vento in poppa, non tutti si ponevano domande su quello che avevano firmato in banca, in situazioni che improvvisamente diventavano molto critiche per correntisti comuni, ma soprattutto per le imprese, si vedeva cambiare radicalmente il rapporto con la propria banca e soprattutto con gli impegni presi attraverso finanziamenti, prestiti e mutui.
La gravità della situazione generale, mista allo scoperchiamento del fatto che la presenza di tassi di interessi considerabili come usurari in moltissimi di queste operazioni era altissima, ha ufficialmente creato una specie di far west dove, al posto dei cercatori d’oro, abbiamo studi legali che propongono il calcolo di eventuali tassi di interesse o di un anatocismo bancario che possono risultare irregolari e la copertura legale nell’azione nei confronti della banca. I dati sono certamente a loro favore: l’oltre 90% di irregolarità rilevate su prestiti, finanziamenti e sugli interessi calcolati sui mutui permette a molti di loro di fare sfoggio, sui loro siti, delle sentenze di risarcimento ottenute. Ma siamo dunque sicuri che tutti coloro che offrono questo servizio di verifica di irregolarità , recupero tassi di interesse e anatocismo bancario stiano operando in maniera corretta, etica e soprattutto a favore degli interessi dei loro clienti? Se state leggendo questo articolo dovreste essere già abbastanza grandi da sapere che Babbo Natale, tecnicamente, il prossimo 25 dicembre non verrà a trovarvi. Ovviamente non ha senso generalizzare bollando l’intera categoria come truffaldina, ma le famigerate “mele marce” possono presentarsti in qualsiasi categoria o attività che presenti almeno un operatore al suo interno.
Il clima economico generale in cui si trovano ad operare molti di questi uffici legali, può sicuramente rendere la vita più facile a chi non si fa scrupoli a prendere a calci qualcuno che è già in ginocchio.
Non è di certo con sfiducia, diffidenza e sospetto a priori che il cliente risolverà i suoi problemi: le statistiche confermano che i casi di applicazione di tassi di interesse dalle banche, giudicati poi illegittime da un giudice, sono innumerevoli. Quindi le possibilità di rientrare nella categoria di coloro che sono colpiti e potrebbero avvalersi di un servizio di recupero interessi sono indiscutibilmente molto alte. Forse allora il mondo non è di chi non si fida, ma di chi è molto attento a quello che fa. E, per questa categoria di persone, ci sono invece innumerevoli dettagli ed istruzioni che possono tornare utili in questo campo. Analizziamo brevemente quali sono le fasi del procedimento di questo servizio di verifica di eventuali anomalie su tassi di interesse, anatocismo bancario, prestiti o altro. Recuperata tutta la documentazione necessaria, lo studio legale rileverà se ci sono i presupposti per decretare la presenza di irregolarità sui tassi di interesse applicati. In caso positivo, si procederà ad una perizia econometrica, atta a stabilire l’ammontare di questi interessi in eccesso che dovrebbero essere rimborsati al cliente. Ultima fase, l’azione legale dello studio nei confronti dell’istituto di credito, che può concludersi con un patteggiamento oppure in sede giudiziale. I grandi passaggi di tutta l’operazione sono sempre questi. Le modalità con cui invece vengono gestiti, possono presentare sensibili differenze. Per coloro che operano nel recupero interessi, offrire la fase iniziale a titolo di “preventivo gratuito” può certamente volgere a testimonianza della buona fede nei confronti del cliente. In caso di riscontro positivo, la seconda fase è quella della già citata perizia econometrica: ovviamente questo passaggio ha dei costi con variabili anche sensibili al suo interno (dai sistemi utilizzati per il calcolo fino, prevedibilmente, al numero ed alla competenza di chi lo effettua). E’ a partire da questo passaggio che molti applicano le prime spese al cliente, una volta che il processo si intuisce se potrà generare dei frutti.
Quello del risarcimento degli interessi sui tassi di interesse già applicati è proprio il passaggio finale di tutto il processo, da ottenersi in uno dei modi elencati qualche riga sopra. Molti studi accettano come compenso una percentuale concordata sul risarcimento dei tassi di interesse recuperati: sicuramente un altro ottimo segnale di buona fede rispetto a chi pretende parcelle fisse per i propri oneri, poiché lega il successo dell’intera operazione ad una più equilibrata ripartizione tra cliente e studio legale, ed esclusivamente nel caso di successo dell’azione legale recupero interessi.
Non si accusa nessuno e non si insegna a nessun altro a saper stare al mondo, sia chiaro, ma diciamo che le premesse non giocano a favore di chi applica queste politiche, nel mercato dei servizi di recupero interessi.
Il cliente potrà fidarsi del suo istinto, della sua competenza ma, dove queste non basteranno, quelli sopraelencati sono indizi importanti per evitarsi brutte sorprese.
Tags: anatocismo bancario, recupero interessi, tassi di interesse
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