Test per Intolleranze alimentari “ALCAT”: un giudizio positivo
Il problema delle intolleranze alimentari, sta diventando sempre più diffuso, tra la popolazione e sicuramente, i pazienti che riescono a confermare la presenza di un’intolleranza alimentare legandola ad una sequela di sintomi lamentati, è ancora una grossa minoranza rispetto al grande numero di pazienti che pur lamentando problemi importanti legati al tipo di vita che si conduce, non identificano un’intolleranza alimentare e di conseguenza un atteggiamento correttivo idoneo, perché o non conoscono l’esistenza della problematica (intolleranza), o perché non hanno ricevuto le giuste informazioni, o perché grosse dosi di scetticismo regnano ancora negli ambienti sanitari.
Fatta questa breve premessa, la mia esperienza in ambulatorio, mi permette di confermare quanto riferito, in quanto una grossa percentuale di pazienti, si è avvicinata ed ha effettuato il test per le intolleranze alimentari (che successivamente definiremo IA), solo dopo che ha avuto chiare tutte le informazioni necessarie ad associare le diverse sintomatologie manifestate, alla presenza di un’IA. Cosa molto importante è il non sapere, da parte del paziente, che tutta una serie di sintomi manifestati (gonfiore, stanchezza, stipsi, diarrea, cefalea, disturbi dell’umore, ecc) possono essere scatenati dalla presenza di un’IA. Arrivando insieme, durante l’importante momento conoscitivo dell’anamnesi, il paziente si rende conto che tante situazioni (a cui molte volte non si da peso), sono legate all’introduzione di determinati alimenti e che la successiva eliminazione o riduzione, potrebbe essere di grande aiuto per il miglioramento della sintomatologia.
Come ormai sappiamo, definiamo Intolleranza Alimentare, una reazione ritardata fino a 72 ore dopo l’assunzione di alimenti quotidiani e che si traduce in sintomi molto simili a quelli di un’allergia.
Alla luce della mia esperienza, sicuramente inizio a delineare importanti risultati legati alla presenza di un’IA e le abitudini di vita dei pazienti. Infatti, tra le associazioni più presenti, rientrano sicuramente le ripetitività alimentari. Pazienti che ormai da anni, assumono sempre gli stessi alimenti, vuoi per pigrizia, vuoi per ristrettezze di gusto. Altre situazioni che si presentano, sono legate alla qualità alimentare. Pazienti con alimentazione poco “salutista”, con utilizzo di alimenti molto sintetici (merendine, alimenti conservati, alimenti con molti grassi ed additivi chimici, ecc) e con pochi alimenti freschi e naturali, hanno manifestato, dopo anni di alimentazione di questo tipo, disturbi che ben indagati e sviscerati, hanno espresso la presenza di un’IA. Altra situazione molto diffusa, è quella legata a pazienti che hanno fatto abbondante uso di antibiotici o che hanno una situazione intestinale non ottimale. Infatti, riuscendo a ristabilire quel famoso equilibrio intestinale che è alla base di una corretta funzionalità, associato al trattamento di alleggerimento verso certi alimenti, si riesce a risolvere diverse situazioni alterate. Questi ultimi riferimenti, mi permettono di sottolineare quanto sia importante avere sempre in giusta considerazione, l’Eubiosi intestinale, ed infatti, il primo approccio operativo nei confronti di pazienti con disturbi associabili alla presenza di un’IA, è proprio quello di riprendere uno stato di funzionalità intestinale ottimale. Cosa che di solito riesco a fare, modificando le abitudini alimentari ed associando sempre Prebiotici e Probiotici, utili anche per una ripresa immunitaria a livello intestinale.
Per quanto riguarda la mia casistica, penso di poter dare un piccolo contributo, analizzando un parte di pazienti che hanno fatto il Test per le Intolleranze Alimentari, “ALCAT”. Nello specifico, posso riferire di una casistica di : 46 pazienti (31 donne e 15 uomini), con un’età compresa tra i 15 ed 65 anni, con una maggior presenza tra i 46 e 50 anni (17%) ed i 41 e 45 anni (11%) e tra i 56 e 60 anni (11%). Si iniziano anche a delineare dei profili di insorgenza delle IA molto interessanti.
Infatti come dati molto preliminari, saltano all’occhio due importanti risultati: tra gli uomini, l’intolleranza più rappresentata, è stata quella per lo Zucchero di Canna (60% del campione). A seguire Cacao (46% del campione), Caffè (40% del campione), Lievito Chimico (20% del campione) ed a seguire tutte le altre.
Per le donne invece, sempre per il campione analizzato, ho notato questo tipo di risposta: la più rappresentata, è stata quella al Pomodoro (48% del campione), a seguire, Caffè, Frumento, Lievito Chimico (per tutte 35%). Discorso a parte, merita l’intolleranza al Lattosio, sempre più diffusa ( ovviamente), che per i due gruppi ha rappresentato una percentuale tra il 26 ed il 32%. Molto interessante, è una recente conferma pervenuta da uno studio Americano molto recente, che confermava l’associazione nei pazienti studiati, tra Intolleranze al Frumento ed ai Lieviti e la presenza di Tiroiditi. Anche nella mia casistica, ho potuto verificare quasi totalmente tale affermazione, che meriterà logicamente maggiori approfondimenti.
In conclusione, un mio giudizio, anche se limitato, (pur considerando un discreto numero di pazienti) molto positivo sul tipo di test. Ho avuto modo di confrontare i risultati con altre realtà e sicuramente i risultati più importanti, li ho avuti con l’Alcat. Il test, cosa molto importante, mi permette di avere una visione più completa del paziente, che a sua volta riesce a confermare quasi del tutto, la presenza dell’Intolleranza ad un alimento molto sospetto, con la controprova del miglioramento della sintomatologia legato alla disintossicazione ed alla riabilitazione verso l’alimento interessato. Inoltre, grazie all’individuazione degli alimenti, riesco a costruire un piano alimentare ritagliato a dovere e permettere tutta una serie di cambiamenti necessari per il paziente (riduzione di peso o aumento di peso; sintomatologia generale; ed infine, cosa non da poco, miglior educazione alimentare). Penso utile ai fine dell’informazione, aggiungere, che in un certo numero di pazienti anche sportivi, ho avuto modo di constatare un miglioramento delle loro prestazioni sportive, parallelamente al miglioramento della sintomatologia generale, dopo l’individuazione di un’Intolleranza Alimentare.