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Eccellenza: i 20 Principi di Funakoshi attraverso l’Arte del Karate cap.2

Continuiamo con il secondo principio:Il Karate non è mezzo di offesa e danno.
“ KARATE NI SENTE NASHI “

Quando tornai a casa dopo aver seguito la mia prima lezione di Karate, mio padre, con aria maliziosa mi chiese: “ Quanti mattoni ti hanno fatto rompere con le mani ? E con i calci ? “, tra l’altro ai tempi non si era perso un film di Bruce Lee. Anche oggi molta gente pensa che le arti marziali siano un semplice corso attraverso cui si imparano a fare combattimenti fantaimmaginari del tipo Power Rangers piuttosto che Van Dam.
Diciamo innanzitutto che non si tratta di corsi, come potrebbero essercene per il cucito, i computer o la cucina, ma praticare il Karate piuttosto che il Tai Chi o il Tae Kwon Do significa allenarsi “ vita natural durante “ in quella determinata disciplina; gli scopi principali non sono il disintegrare tegole o assi di legno con un colpo di Shuto , ma la fortificazione e l’unione del corpo con lo spirito.
Un profano che osserva dall’esterno, vede eseguire pugni e calci in posizioni strane, alcuni volanti e con rotazioni rocambolesche e tutto questo può suggerire pensieri di violenza, ma contrariamente a ciò, io posso garantire e migliaia di persone con me, tutto questo è solo un aspetto fisico esterno, il fine è conoscere, eliminare l’ignoranza, che è sempre causa di biechi sentimenti, come la gelosia, l’invidia, l’ira o la collera.
Sapere quanto si vale è importante per individuare il punto di partenza della nostra personale evoluzione, questo ci permette inoltre di valutare al meglio le circostanze in modo da esprimere al massimo le nostre performance. Questo lo si può ottenere anche tirando pugni a vuoto davanti allo specchio cercando di perfezionare sempre più la coordinazione, la potenza, la velocità e temprando la volontà. Essere esperti di arti marziali significa anche evitare per non causare, come i fili d’erba che si piegano quando passa il vento, radrizzandosi poi integri. Offendere o recare danno a qualcuno con intenzionalità negative e prive di validi motivi, significa riversare karmicamente su noi stessi quelle azioni violente.
Si narra che nel tardo seicento, in Giappone , una sera in una locanda di periferia, entrarono quattro sgherri rissaioli, i quali con modi poco ortodossi si accomodarono al centro del locale ed ordinarono da bere in notevole quantitĂ . Ad un angolo sedeva un attempato e modesto samurai, con vesti semplici e un po’ logore ma pulite, il daisho era posto sul fianco come l’etichetta voleva ed egli stava consumando una ciotola di riso caldo. I balordi cominciarono a fissarlo e attacato poi ad insultarlo per provocare una rissa e magari… portargli via le spade. Il vecchio bushi non curante, continuava a mangiare assorto nei suoi pensieri, che in quel momento erano quattro mosche fastidiosamente ronzanti intorno al suo cibo. All’improvviso, come un fulmine, d’istinto e senza guardare, uccise gli insetti con un colpo ciascuno, usando le bacchette che aveva in mano per mangiare. Alla vista di ciò i rissosi banditi si allontanarono in tutta fretta, intuendo che avrebbero avuto la peggio se si fossero confrontati in duello anche contemporaneo con quell’individuo all’apparenza mite ed inoffensivo. In seguito seppero che la loro decisione fu saggia, infatti il vecchio che pensavano di poter infastidire ed aggredire, era nientemeno che il famosissimo bushi Miamoto Musashi, abile spadaccino, maestro della Scuola delle Due Spade.
Ad esempio, osservando un trattamento di Shiatsu (digito pressione sui punti dell’agopuntura), notiamo che risulta lento e monotono, privo di energia, solo un “ semplice “ appoggio di pollici e palmi, nulla di rilevante, ma in quei punti e conseguentemente in tutto il corpo, avvengono degli straordinari scambi di energia, l’apparenza inganna. Frequentare una scuola di digito-pressione per alcuni significa imparare una mera tecnica che un giorno gli permetterĂ  di guadagnare dei soldi. Questo è solo una conseguenza, necessaria, ma non unica, anzi lo shiatsuka è colui che osserva il suo microcosmo ed il suo macrocosmo, lo perfeziona adeguandolo a consoni equilibri ed inseguito trasmette con la sua arte questo scibile agli altri.
Karate non significa fare a botte, Shiatsu non vuol dire premere per guarire. L’impegno fisico e mentale, etico e spirituale portano a dei risultati che sono applicati al combattimento o alla terapia.

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