Due eponimi della naturopatia: Ildegarda e Paracelso
La sorprendente vita di Santa Ildegarda e quella dell’eversivo della medicina, Paracelso, possono senz’altro considerarsi al confine tra magia e scienza. Che parte delle loro conoscenze sia stato accettato dal procedere naturopatico è facilmente dimostrabile, anche se oggi delle loro opere si rifiuta l’aspetto mistico e magico, recuperando la parte più simile alla medicina di tradizione.
In ambedue la Natura, viene interpretata come colei che contiene tutti i rimedi per la salute e la piena conoscenza per l’uomo; per poter utilizzare questi doni bisognava apprendere il linguaggio con il quale essa si palesava; sia Ildegarda che Paracelso, riuscirono in maniera diversa, ad interpretare i suoi segni.
Santa Ildegarda (1098 – 1179), mistica cristiana, sensitiva, nel 1136 diventa superiora di un convento nei pressi di Bingen, e fondatrice di una comunità a Ruperstsberg e Ebingen. Scrisse opere liriche e musicali raccolte nell’opera “Symphonia armoniae celestium revelationum”. Per Santa Ildegarda di Bingen la malattia è il risultato della separazione dall’Unità. E’ l’anima che deve governare il corpo e coabitare in esso armonicamente; a tal proposito Ildegarda scriveva: “L’anima è la padrona, la carne la domestica, perché è il corpo che riceve la propria vita dalla propria anima, quindi l’anima ha il potere, e il corpo, ricevuto la vita, si abbandona al predominio dell’anima”.
E’ la rabbia, sono i processi mentali negativi che ammalano il corpo, in tale visione ildegardiana si scorgono i presupposti della medicina psicosomatica. Durante la sua vita scrisse importanti trattati di medicina (Physica e Causae et Curae, nel 1150). Per Ildegarda la salute era il risultato dell’azione di una “forza verde” (quella che noi chiamiamo energia vitale), la cui origine era spirituale.
Teofrasto Bombasto von Hohenheim (1493 – 1541) che si autonominò Paracelso (per indicare che era meglio di Celso), ben presto si accorse di essere diverso dagli altri, difatti egli diceva: “Io sono diverso dagli altri: che ciò non vi turbi”. Laureato in medicina, professò la dottrina tetraumorale ippocratica, ma a questa aggiunse nuovi orientamenti come l’influenza sull’uomo dei corpi celesti, la componente delle malattie ereditarie, e a proposito di queste ultime scriveva: “Supponiamo che un bambino sia nato sotto la stella più fortunata, e che abbia ricevuto il più ricco dei doni, ma nel suo carattere sviluppa qualità che sono in contrapposto con questi doni. Di chi è la colpa? Del sangue che gli viene attraverso la generazione”.
Predicava la dottrina del microcosmo e macrocosmo interagenti, utilizzò il principio “del simile che cura il simile”, anticipando quella che con Hahnemann diventerà la medicina omeopatica. Ricorreva, come già Ildegarda, alla dottrina delle signature per conoscere quali fossero i rimedi che la natura offriva. Comprese l’importanza del dosaggio: “Il veleno è in qualsiasi cosa, e non vi è nulla senza veleno. E’ il dosaggio che lo rende o un veleno o un rimedio”.
Ma l’aspetto più sorprendente, e il più criticato della sua medicina era il ricorso all’alchimia: “Questa alchimia, è l’arte che allontana l’inutile dall’utile e lo porta all’ultima materia e all’ultima essenza”. (Biegger, 1993, p. 245). Dalle radici alchemiche accoglie la dottrina dei quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco; intesi non sotto l’aspetto fisico, ma vitale ed energetico, a questi aggiunge le tre parti alchemicamente chiamate elementi base: zolfo, mercurio e sale, più un elemento dotato di funzioni catalizzatrici e potenziatrici denominato quinta essenza.
La malattia è sempre dovuta al mancato connubio tra l’uomo ed il cosmo. Quando si interferisce per curare, ciò che dev’essere curato non è il corpo fisico ma le sue controparti sottili, ciò che va utilizzato non è l’aspetto materiale del farmaco, ma le sue qualità “sottili”, ovvero energetiche vitali.
L’arte di estrarre le forze vitali dai rimedi della natura fu denominata “Spagyrica”.
Per Paracelso lo stile di vita, la moralità del medico erano elementi basilari che decidevano tra un buon medico ed uno pessimo. Paracelso può essere considerato come il medico precursore: della fitoterapia clinica, dell’omeopatia, ipnotismo, mesmerismo, psicoterapia, chemioterapia ragionata, e poco o tanto del riordino della maggior parte delle discipline e pratiche che oggi convergono nella naturopatia. Egli fu: alchimista, mistico, mago, astrologo, filosofo, guaritore, erborista chimico, riformatore, astronomo, cosmografo, naturopata, e anche… medico.