Un caffè al giorno toglie il medico di torno
Negli anni si è discusso molto riguardo la possibilità che il consumo di caffè potesse essere una delle cause legate alla comparsa di tumori, ma tutti i precedenti studi, che sembravano confermare l’esistenza di questo lato oscuro del caffè, sono stati finalmente smentiti. L’Oms, insieme all’Agenzia internazionale per la Ricerca sul cancro, lo Iarc di Lione, ha infatti scagionato il caffèche venticinque anni fa, nel 1991, era stato valutato possibilmente cancerogeno (classificato come 2b) per il cancro alla vescica. Oggi, grazie ai nuovi test e analizzati ben 500 studi, ogni dubbio è stato allontanato. Non solo. Alla bevanda più amata dagli italiani, come testimoniano le pubblicazioni scientifiche, è stato anche associato un possibile ruolo protettivo nei confronti di alcune forme di cancro, ad esempio quello al fegato e all’endometrio. Inoltre, un’assunzione moderata di caffè, 3-5 tazzine al giorno, come indicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), viene associata a numerosi benefici associati alla memoria, alla concentrazione e alla performance fisica, inoltre l’espresso sembrerebbe anche rallentare il fisiologico declino cognitivo legato all’età, ridurre del rischio di malattie neurodegenerative (come ad esempio il morbo di Alzheimer e la malattia di Parkinson) e prevenire il diabete di tipo 2 e alcune malattie del fegato, tra cui cirrosi, steatosi ed epatite.
Gli studi che attestano i benefici del caffè quindi non mancano, ma dal Journal of Agricultural and Food Chemistry arriva la notizia di un nuovo effetto positivo, ovvero la prevenzione del deterioramento della vista, scongiurando in parte il rischio di cecità che segue, ad esempio, un glaucoma, il diabete o il naturale invecchiamento. A fare questa scoperta sono stati i ricercatori della Cornell University statunitense che hanno deciso di testare uno dei composti del caffè, l’acido clorogenico (CLA), potente antiossidante. I test sono stati effettuati su topi destinati a subire una degenerazione della retina, struttura dell’occhio fondamentale per la visione e una delle più sensibili all’invecchiamento biologico e funzionale. Risultato: i topi a cui è stato dato l’estratto di caffè non hanno riportato i danni alla retina che ci si aspettava. Nonostante gli ottimi risultati, gli scienziati sanno che il CLA e i suoi metaboliti vengono assorbiti nel sistema digestivo degli esseri umani. Il prossimo passo sarà dunque capire come trasformare questo “sottoprodotto” del caffè in una soluzione da instillare, come collirio, direttamente negli occhi per mantenerli sani più a lungo.
Insomma, la nostra bevanda nazionale, oltre a essere buona, è anche un’incredibile ricetta per aiutare noi e il nostro organismo a stare bene.