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Nate con la camicia, icona del guardaroba femminile

Sarà lo stile maschile tornato prepotentemente alla ribalta, sarà il fascino di un capo senza tempo, la camicia in questo inverno si conquista un posto di primo piano nel guardaroba femminile, nelle sue varie versioni, lunghezze e tagli. A rendere celebre la camicia, nel corso dei decenni, alcuni grandi marchi made in Italy, alcuni purtroppo decaduti, come Gianfranco Ferrè. L’architetto, incomparabile maestro nel disegnare le forme e scolpirle attorno al corpo femminile, aveva fatto della camicia bianca un’icona “leggera e fluttuante, impeccabile e severa, sontuosa ed avvolgente, aderente e strizzata”. A ognuno la sua, a modellare il busto e incorniciare il viso, con colletti più classici o sbarazzini, a rivelare un’identità multipla, che sa prendersi in giro, ma anche diventare seria e rigorosa, sotto un completo smoking o una giacca di taglio sartoriale.

A contribuire al successo di questo capo di abbigliamento sono state anche alcune icone del cinema come Katharine Hepburn, che con il suo carattere anticonformista e indipendente, seppe interpretarla al meglio, discostandosi completamente dal modello di bambolina o di angelo del focolare imperante negli anni ’50. Una donna espressione di una forte femminilità, ma non aggressiva, piuttosto pulita, razionale, apparentemente neutrale, ma in realtà capace di infinite espressioni di stile e di carattere. Si pensi alla camicia bianca indossata da Grace Kelly nel film storico “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock, a quella di Kim Basinger in “Nove settimane e mezzo” o ancora a Uma Thurman scatenata e trasgressiva dark lady di Pulp Fiction. Ma anche a patti Smith, sulla cover di “Horses” a Kristin Scott Thomas ne “Il paziente inglese”, Isabella Rossellini ne “Il sole a mezzanotte”, Scarlett Johansson in “Black Dahila”, Sharon Stone in “Basic Istinct”, Angelina Jolie in “Mr e Mrs Smith” e Ava Gardner ne “L’ultima spiaggia”. Un elenco che potrebbe proseguire all’infinito e che si comporrebbe dei milioni di donne famose e non che ogni giorno nel mondo interpreta a suo modo la camicia bianca.
Ognuna diversa, ognuna espressione di un preciso modo d’essere, più che d’apparire, come se la camicia fosse mezzo non per coprirsi, ma per scoprirsi, una pagina su cui scrivere di sè stessi e della propria visione del mondo. Tornando al maestro Gianfranco Ferrè dalla cui citazione eravamo partiti per questa analisi: “La compassata camicia bianca si rivela dotata di mille identità…”.

La camicia piace come capo perchè è altamente democratica, tutte e tutti la possono mettere, senza paura di fare brutta figura, è facile da indossare e cambia volto a seconda degli accessori, delle calzature o della giacca a cui è accompagnata. La sociologa Wendy Griswold l’ha definita un oggetto culturale e se andiamo a scoprire il significato ultimi del termine vediamo che la parola “shirt”, i inglese appunto camicia, deriva da un antico vocabolo anglosassone “sherte” che significa l’indumento più nascosto, a contatto con la nostra pelle.

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