Biro: storia di un’idea che ha cambiato il mondo della scrittura
Nell’era del 2.0 il primo mezzo di comunicazione è il cellulare, o meglio lo smartphone, che sempre di più ha assunto le forme e le funzioni di un pc portatile: full screen, spesso touch screen oppure con piccole tastierine che emulano le loro sorelle maggiori, ovvero le tastiere del computer.
Nel momento in cui ci si trova a fare o a farsi oggetti da regalo quindi, il mercato tecnologico offre una vasta gamma di articoli che possono essere di grande aiuto nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici, come auricolari, fasce porte-cellulare o porta-mp3 per lo sport, dock ecc.
Nei pochi casi in cui nella nostra vita quotidiana ci troviamo a scrivere, scrivere nel vero senso della parola – con carta e penna- ci riscopriamo piccoli di nuovo, quasi bambini alle prese con le prima parole e ci troviamo spesso a non riconoscere la nostra firma, dato che la carenza della pratica quotidiana, causa incertezze e anomalie in quella che ai tempi della scuola era la nostra scrittura, così amata, poiché frutto di così tanti anni di sperimentazione.
Nonostante fra gli accessori ufficio, ormai le penne siano spesso presenti solo in qualche solitario, impolverato pezzo, fino a qualche decennio fa la penna era il mezzo principale con il quale poter intraprendere una comunicazione non verbale con chi non ci era vicino, oppure l’unico mezzo con il quale si poteva prendere nota degli appunti di lavoro o di scuola.
La penna stilografica prima, e quella a sfera poi, furono infatti degli strumenti che decretarono una vera e propria rivoluzione nel mondo della scrittura, rendendola una pratica esercitabile in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, dato che consentivano di sbarazzarsi per sempre dell’ingombrante calamaio, difficilmente trasportabile e causa di macchie a prova di lavandaia.
In particolare la penna biro fu la più innovativa, poiché grazie alla sua punta a sfera era la più pratica e facile da usare; la sua invenzione nacque dalla mente dell’ungherese Làszlo Bíró,revisore di bozze e tipografo di un giornale di Budapest. Egli, osservando dei ragazzini che giocavano a biglie, rimase folgorato nel vedere che una di queste biglie, dopo essere caduta in una pozzanghera, continuò la sua corsa lasciando una riga sull’asfalto.
In un periodo come quello, a cavallo fra le due guerre, quest’immagine gli suggerì l’idea per una penna che potesse consentire alla comunicazione scritta di essere effettuata con più velocità e praticità: grazie alla collaborazione con il fratello chimico György ed il tecnico industriale Imre Gellért, fabbricò un primo prototipo di penna a sfera, costituito da una piccola sfera e da una cannuccia riempita con l’inchiostro utilizzato per le penne rotative.
Dopo aver brevettato la Biro in Ungheria nel 1938, egli fu costretto dagli avvenimenti bellici ad emigrare in Argentina, dove creò un laboratorio per la produzione industriale del prodotto; nel 1941 il Time, veicolò la sua invenzione negli USA, ed egli brevettò la Biro anche in questo paese.
L’esclusività del prodotto e l’assenza di marche penne a sfera alternative a quella di Bíró, la resero un prodotto caro, che quindi incontrava non pochi ostacoli per diventare un prodotto di massa; un investitore che ebbe fiducia nel progetto e ci investì fu il barone Marcel Bich che nel 1949 perfezionò il prodotto e nel 1953 lanciò la Bic Cristal, la penna che ancora oggi viene venduta in centinaia di milioni di pezzi in tutto il mondo.
Articolo a cura di Serena Rigato
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