Fabbisogno energetico e petrolio: una panoramica delle problematiche
Il fabbisogno energetico in aumento e la sempre più difficile reperibilità del petrolio sono sicuramente un forte stimolo perché il mondo contemporaneo si metta al lavoro nella direzione di elaborare modelli di consumo diversi ed incentivando la ricerca sulle potenzialità che potrebbe avere lo sviluppo e l’utilizzo di energie alternative.
Dal punto di vista del risparmio energetico si evidenziano due fondamentali direttrici sulle quali lavorare congiuntamente, quella del consumo di combustibile richiesto dalla produzione industriale e dai trasporti e quella del consumo pro-capite. Stime attuali evidenziano come attualmente il 20% del mondo (quello identificato dai paesi industrializzati) consumi la quasi totalità dell’energia bruciata ogni giorno. A questi dati si aggiungeranno, nel giro di pochi anni le richieste di energia da parte di paesi che stanno vivendo alle soglie del nuovo millennio, una forte crescita economica e produttiva, come quelli dell’area asiatica, Cina in primo luogo, e del Sud America. Una delle voci del consumo energetico da non trascurare è anche rappresentata dai costi di distribuzione del petrolio: in generale vendita e trasporto prodotti petroliferi sono infatti, in quest’epoca in cui le riserve scarseggiano ed i prezzi del carburante di conseguenza lievitano, costi che pesano sul bilancio e sulla valutazione dell’impatto economico ed anche ambientale. sia che si tratti di trasporto gasolio, sia che si tratti della distribuzione e del trasporto GPL, gas derivato dalla lavorazione del petrolio.
In Italia conosciamo situazioni disagiate nelle isole per esempio: si pensi ai costi maggiorati nella vendita di carburanti in Sardegna.
Ma l’impegno delle nazioni industrializzate e dei nuovi protagonisti della crescita economica al mondo non sono i soli, come si diceva, che devono impegnarsi per migliorare ed incentivare la lotta allo spreco di energia e la progettazione di un consumo di questa più razionale. Anche i singoli cittadini devono maturare una coscienza ecologica, orientata al rispetto dell’ambiente e decisa a combattere gli sprechi inutili. E tanti possono essere i modi per farlo, anche nelle piccole individuali scelte quotidiane: utilizzare i mezzi pubblici, evitare di utilizzare nella propria abitazione più elettrodomestici del necessario, privilegiare alimenti che non provengono dalla produzione industriale, che necessitano di maggiori energie produttive sia nella lavorazione che nel confezionamento. Maturare una maggior coscienza ecologica significa anche porre maggior attenzione alla produzione di rifiuti. Non solo dal punto di vista dell’impatto ambientale causato dal loro smaltimento ma anche per il consumo di risorse che essi rappresentano: per fare un semplice esempio, la maggior parte degli oggetti di uso quotidiano che vengono utilizzati sono di plastica, che è un derivato della lavorazione del petrolio. Prezzi e disponibilità di questo materiale indispensabile sono anch’essi strettamente dipendenti e condizionati dal modo in cui nel prossimo futuro l’umanità saprà affrontare le problematiche legate alla riduzione dei bacini petroliferi.
In Italia, comunque, oltre a mancare la cultura ecologista, intesa nel senso individualista del termine e non di tematica sociale, non c’è sensibilità di tipo politico verso un passaggio alle energie alternative. Disinformazione sui rischi dei cambiamenti climatici e scarso appeal elettorale concorrono fortemente a comprimere il dibattito che tende ad arenarsi sul problema nucleare si / nucleare no, mentre i paesi nordici, per esempio, sfruttano l’energia solare più di quanto faccia l’Italia, nonostante sei mesi di stagione invernale.