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Alle Pubbliche Amministrazioni italiane conviene investire in asfalto piuttosto che nella messa online dei servizi al cittadino?L’Osservatorio eGovernment 2010 della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato mercoledì 2 febbraio una ricerca che ha coinvolto 650 Amministrazioni pubbliche tra Comuni, Province e Regioni con approfondimenti diretti a 40 casi studio e una ventina di interviste.“Oggi un forte deterrente all’avvio di iniziative di eGovernment tra gli enti locali – spiega Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano – è certamente la complessità della normativa nazionale e della sua applicazione, ad esempio per quanto riguarda i pagamenti e l’archiviazione elettronici. In questo contesto è una notizia positiva la pubblicazione in Gazzetta del Codice dell’Amministrazione Digitale, opera del ministro Renato Brunetta, che contribuisce a una maggior chiarezza del quadro normativo e dà nuovo impulso alle iniziative di innovazione. Ma questo rappresenta solo il primo passo, a cui mancano ancora diversi elementi che chiariscano le modalità attuative”.Stando ai dati presentati dallo staff dell’Osservatorio, l’Italia non è messa così male, rispetto al resto d’Europa: a quanto pare infatti nel 2010 quasi il 75% degli enti locali aveva un progetto di eGovernment attivo, oltre il 50% più di due e il 25% tre o più. Più del 65% delle Province e quasi l’85% dei Comuni hanno in programma di avviare un’iniziativa di innovazione nei prossimi 12 mesi, più del 45% almeno 2 progetti.Resta il fatto che i progetti di Egov vengano ancora vissuti dalla classe politica come un obbligo di legge: restano ancora più “appealing” sull’elettorato infatti le opere pubbliche, la sistemazione della rete viaria, i marciapiedi e così via. E per questo le iniziative di messa online dell’ente dipendono dall’obbligo normativo e dalla disponibilità di co-finanziamenti esterni. Appare quindi che la dimensione dell’ente non sia determinante. “Si può dire, anzi, che per il successo di iniziative di eGovernment questo sia irrilevante – ha affermato Noci – Determinanti piuttosto sono la presenza di persone che credano davvero nella bontà dei progetti, sia tra i politici che tra il personale amministrativo, e l’esistenza di un contesto socio-economico stimolante. Per questo motivo è più probabile trovare enti locali innovativi in territori dove sia forte il turismo o la densità imprenditoriale”.Oltre alla PEC e alla sperimentazione di diversi sistemi di pagamento online, le amministrazioni si stanno dotando di sistemi di archiviazione elettronica e conservazione sostitutiva di documenti. Le percentuali si riducono a meno del 10% quando si parla di conservazione sostitutiva e di timbro digitale. Nessun progetto 2.0, né social: nonostante la tecnologia sia disponibile, appena il 16% delle amministrazioni dà oggi la possibilità agli utenti di inoltrare on-line i documenti e meno dell’8% rende possibile avviare e concludere per via telematica l’iter relativo ai servizi richiesti.Non solo: per questioni strettamente legate al digital divide, e alla diffusione delle informazioni, è ancora più del 50% dei progetti gestiti in autonomia dalle Province e il 63% di quelli gestiti in autonomia dai Comuni a fallire. Meno del 60% degli enti si preoccupa di definire quali siano i costi per la manutenzione ordinaria delle soluzioni sviluppate e meno del 50% per quella evolutiva. Per questo, anche quando un’iniziativa di innovazione viene realizzata con successo, nel 40% dei casi vi è la possibilità che muoia dopo uno o due anni per mancanza di fondi. Combinando questi dati con le statistiche relative al successo di un’iniziativa di innovazione della pubblica amministrazione locale, emerge come a tre anni di distanza una iniziativa su 2 fallisca e addirittura 2 su 3 se ad avviarla è un’aggregazione di più Comuni.La scarsa promozione delle soluzioni realizzate è una delle principali motivazioni del limitato utilizzo dei servizi di eGovernment da parte dell’utenza, anche se quasi il 90% degli enti dichiara di prevedere una qualche forma di nei propri progetti. Ma potranno questi progetti raggiungere il loro scopo? Bisogna capire se alla loro base vi siano le giuste idee. È difficile costruire e quindi prevedere il futuro dell’eGov senza che il concetto stesso e le sue potenzialità siano ben chiare ed entrate con forza nella pubblica amministrazione. Pagamenti on-line, accesso a documenti e modulistica sono sì servizi utili al cittadino, ma sono solo piccoli passi se visti nell’ottica di raggiungere la customer satisfaction. Le continue innovazioni tecnologiche e la possibilità di accedere sempre più a servizi di comunicazione a basso costo o addirittura gratuiti possono essere sviluppate maggiormente per avvicinare i cittadini e per instaurare con essi rapporti di comunicazione bidirezionale.La ricerca è stata realizzata con il patrocinio del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e di UPI, Unione Province d’Italia, con il contributo di Consorzio CBI e con il supporto di Infogroup, Telecom Italia, Credemtel, AbiLab e eContent Award.
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