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Entrando nel quartiere di Mea Shearim, che in ebraico significa ‘delle cento porte’, si passa in un altro mondo come se si viaggiasse all’indietro nel tempo. Costruito a partire dal 1875, il quartiere è il secondo agglomerato formatosi fuori dalla città vecchia, dai seguaci del rabbino Auerbach. Essi si sono rinchiusi in un ghetto volontario, per vivere nella più totale osservanza degli scritti religiosi e si vestono come i loro antenati dell’Europa centro-orientale del Settecento. I cappelli a falda larga, le lunghe barbe e i riccioli che escono dai copricapi sono i segni distintivi di una comunità che non riconosce lo Stato d’Israele, perché la tradizione vuole che lo fonderà il Messia al suo ritorno e non possono farlo degli uomini comuni. Non parlano la lingua ebraica, ritenuta sacra e da utilizzare solo per la preghiera, e si esprimono in yiddish, l’idioma degli ebrei originari dell’Europa dell’est. Nonostante questa auto-ghettizzazione per loro non mancano nemmeno i privilegi: infatti già nel 1947, dopo un accordo tra Ben Gurion e i leader ultraortodossi, si stabilì che questi ultimi potevano rimandare il servizio militare, ottennero sussidi monetari per le loro scuole e oltretutto non sono obbligati a lavorare. Ben Gurion ne ottenne l’importantissimo appoggio politico, ma fin dall’inizio della creazione dello stato ebraico si creò una netta spaccatura tra la loro comunità e il resto della società israeliana che ha sempre mal tollerato i loro privilegi che, secondo una stima, costano alla comunità un miliardo di dollari l’anno in termini di forza lavoro sottratta all’economia di Israele.
Anche se da sempre gli ultra ortodossi si sono sempre posti agli estremi della società israeliana, nell’universo ultraortodosso non mancano neanche gli integralisti che non accettano nessun accordo con lo Stato. Uno di questi è il Neturei Karta movimento fondato a Gerusalemme, nel 1938, da subito schieratosi su posizioni fortemente anti sioniste. Partendo da presupposti, però, differenti da quelli degli anti sionisti politici. I seguaci del movimento, infatti, usano come base teorica e teologica l’interpretazione alla lettera della Torah, il libro sacro dell’ebraismo. Secondo essi, le sacre scritture proibiscono la creazione di uno stato ebraico prima della venuta del Messia. Quindi, secondo questa lettura, lo stato d’Israele è un’aberrazione e la sovranità sulla Terra santa è dei palestinesi. Uno di loro divenne consigliere di Yasser Arafat per le questioni ebraiche e molti di loro sono stati negli ultimi anni in varie conferenze anti-sionistiche, la più importante e che maggiormente ha fatto eco nella stampa internazionale è stata quella a Teheran con Ahmadinejad come padrone di casa. Il movimento è stato oggetto, nel tempo, di polemiche e di attentati da parte di ebrei che li vedono come il fumo negli occhi ma nonostante tutto, qualsiasi esecutivo sia al potere non può fare a meno di cercare il loro sostegno.
Tags: israele. ultra ortodossi. ebraismo. sionismo. palestina. gerusalemme.
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