Sasha Waltz, Travelogue: diario di viaggio quotidiano
A diciannove anni di distanza, Sasha Waltz torna on stage, danzando con un corpo di ballo misto, fatto di coloro che quel Twenty to eight lo misero in scena per la prima volta e nuovi performer; un impasto di vecchio e nuovo che ben rende qualcosa che ieri come oggi parla ancora di noi. E la prima sensazione è che in quella cucina in technicolor sbiadito, stretta tra due pareti oblique quel tanto che basta a ricordare un po’ di Caligari e portarci nella sua Germania, Sasha Waltz ci sia rimasta.
Glory Holes, stati di piacevole passaggio
Giulio Stasi, drammaturgo, regista e attore teatrale ci ha chiesto di rientrare in quell’incavo di passaggio tra dentro e fuori, tra due stati fatti di posizioni diametralmente opposte: parola e silenzio, entrata e uscita, buio e luce, incanto e disincanto, orgasmico piacere e temibile disgusto.
Glory Holes, performance di 11 minuti andata in “scena”, (mai come in questo caso le parole sono un impedimento), per la rassegna romana Short Theatre, ci chiede proprio di farci piccoli, di tornare in uno stato quasi fetale e di perderci nell’ombra del Macro Testaccio per poi ritrovarci rannicchiati in cilindri rassicuranti ed inquietanti al tempo stesso. In silenziosa attesa di qualcosa, qualcuno, guardando oltre, confortati solo dalla luce flebile di una candela collocata all’estremità opposta a quella dove ci è chiesto di sederci.
A Popsophia, la Rocksophia di Eugenio Finardi
In circa tremila ieri sera si sono mossi per ascoltare musica e parole di uno dei più grandi cantautori italiani dei nostri tempi. Bluesman, rocker, attivista della musica di protesta, Eugenio Finardi ieri è approdato a Popsophia raccogliendo gli applausi e i consensi di un pubblico che è sconfinato ben oltre gli spazi di Lido Cluana e si è riversato in strada. Due i mega schermi istallati per consentire la visione dello spettacolo al vasto pubblico accorso.
Il padrone di casa, Evio Hermas Ercoli, per l’occasione ha ceduto il microfono alla responsabile culturale del Tg1 Maria Rosaria Gianni, che ha accompagnato lo svolgimento della serata dialogando con l’artista milanese.
POPSOPHIA CHIUDE CON MUSICULTURA
Popsophia si è chiusa così ieri sera, con Eugenio Finardi seduto in prima fila, i coriandoli a colorare il cielo e poi il palco, un bagno di folla accorso in Piazza XX Settembre e le ultime note cantate all’unisono di “Ciao ciao bambina” di Modugno. Per dirla con poche parole Popsophia si è chiusa con lo spettacolo “Viaggiar cantando canzoni e canzonette” della Compagnia di Musicultura.
Un gran finale che sancisce una collaborazione tra due delle più importanti realtà culturali nazionali che condividono la stessa terra natale, le Marche.
Quando l’arte manda segnali. Intervista a Clet Abraham
L’abbiamo conosciuto per strada, mentre distratti passeggiavamo tra le vie delle nostre città. Ci ha strappato un sorriso tra uno sbuffo e l’altro immersi nel traffico cittadino. L’abbiamo incontrato anche a Roma, al Teatro Valle Occupato. Possiamo ignorarne il nome eppure in lui ci siamo imbattuti quasi certamente…o meglio, in una delle sue opere.
Stiamo parlando di Clet Abraham, sticker urban artist, nato in Francia, ma ormai di casa qui nel Bel Paese, con uno studio personale nella città di Firenze.
Il suo regno è la strada dove trasforma, senza mai escluderne la leggibilità, i noiosi segnali stradali in opere d’arte. Come? Con ironia e intelligenza…e con qualche sticker removibile.
È illegale direte. Sì, lo è ma è proprio questo labile confine tra opposti a delineare la sua filosofia. Noi abbiamo scambiato qualche battuta con questo simpatico personaggio.
456, la fiction ai tempi della crisi. Intervista a Massimo De Lorenzo
In “Agrodolce”, fiction di Rai 3 ambientata a Lumera, paese di fantasia della Sicilia, vestiva i panni di Felice Randazzo, il professore goffo e un po’ burbero del liceo Sciascia. In “Boris”, serie tv sui generis, impersonava invece lo sceneggiatore della strampalata fiction televisiva italiana “Gli occhi del cuore”. Oggi lo ritroviamo su La 7 all’interno del programma di Serena Dandini “The show must go off”, con 456, spettacolo firmato da Mattia Torre. Stiamo parlando di Massimo De Lorenzo, il Pater della famiglia più soffocante della tv italiana.
Flatlandia. Pensabile, dicibile, impossibile…eppur esistente.
Sipario già aperto quando mi siedo nella sala del Teatro Cecchetti di Civitanova Marche. Chiara Guidi, fondatrice, assieme a Claudia e Romeo Castellucci, della Socìetas Raffaello Sanzio, seduta nella penombra della scena, apre un libro e prende a leggere. C’era una volta Edwin Abbott. C’era una volta, come lo scrittore racconta, un mondo piatto come un foglio di carta, un mondo flat, a sole due dimensioni. C’era una volta Flatlandia.
Marge Simpson ha perso la voce. Intervista a Liù Bosisio
Attrice, scrittrice, doppiatrice. Eppure, descriverla con queste tre parole potrebbe essere troppo poco. E potrebbe non bastare neppure il nome. Stiamo parlando di Liù Bosisio, la Pina dei primi due Fantozzi, e, nel caso non lo sapeste, la voce di Marge nel cartone tv “I Simpson”.
Fresca di questi giorni la notizia del suo probabile abbandono della famiglia più gialla del mondo. Ma anziché affidarci al chicchiericcio della rete, chiediamo delucidazioni in merito proprio alla diretta interessata. Sì, perché le abbiamo scambiate due parole con Liù Bosisio e non solo per stare sul pop-pezzo simpsoniano, ma anche per un altro motivo. Per capire che distanza c’è tra un personaggio e la sua voce.
Calliope, la musa ispiratrice nell’era della pop music
Calliope.Dalla bella voce, questo il significato del suo nome, è colei che canta al poeta e lo ispira nella realizzazione della sua opera. E non è un caso che essa si esprima in forma di musica. Il canto ha quell’espressività melodica, in grado di restituire armonia al caos del mondo. Ma oggi, nella nostra musica pop, esiste ancora la musa?
- 1 2