Alla scoperta di Verona: una storia lunga 2000 anni
Prima di tutto, bisogna trovare un albergo; un hotel 3 stelle a Verona in pieno centro o fuori dal centro storico: un hotel a San Michele Extra, quartiere di Verona, per godersi un po’ di tranquillità senza perdere i vantaggi della città. Una volta trovato l’albergo, si può iniziare a scoprire Verona.
Di Verona centro città tutti conoscono l’Arena e il balcone di Giulietta; dormire a Verona però significa avere la possibilità di scoprire tutto il resto: l’UNESCO l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità in virtù della sua struttura urbana e della sua architettura, considerate esemplari per lo sviluppo ininterrotto durante i suoi duemila anni di storia. Questo permette l’individuazione di vari stili architettonici che testimoniano i diversi periodi storici che la città ha vissuto, racchiudendo così in una città che rappresenta un eccellente modello di città fortificata esempi di architettura che ci danno la possibilità di toccare con mano i diversi periodi storici vissuti in Europa negli ultimi venti secoli.
Quindi, si parte: mappa di Verona alla mano, si può iniziare a girare. Le offerte per Verona sono tantissime, in tutti gli ambiti: dallo storico al musicale, dall’artistico al letterario, la città offre tutto a chi lo vuole scoprire. Tappe obbligate sono naturalmente l’Arena, che ospita il famoso festival lirico nel periodo estivo, la cui regina incontrastata è Aida, ma anche concerti di altro genere, per accontentare i gusti di tutti; e poi non può mancare una capatina al balcone di Giulietta, meta di tutte le coppie che, romanticamente, vogliono mettere il loro sentimento al pari di quello dei giovani Giulietta e Romeo, ovviamente senza includere la loro fine tragica.
Con questo alcuni pensano che Verona abbia finito le sue cartucce, ma naturalmente basta girare per le strade per vedere quante cose ci siano ancora da vedere; una tappa interessante è la Biblioteca Capitolare, per esempio, nella quale è custodito il cosiddetto “Indovinello veronese”, che recita così:
“Se pareba boves, alba pratàlia aràba
et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba”
ovvero “teneva davanti a sé i buoi, arava i bianchi prati, ed un bianco aratro teneva ed un nero seme seminava”. La soluzione? Lo scrivano, che con l’aratro bianco (la sua penna) trainato da buoi (le dita) lascia semi neri (l’inchiostro) sui prati bianchi (le pagine). L’importanza di questo indovinello sta nel fatto che è scritto in una lingua che potrebbe essere il primo esempio di volgare: questo documento potrebbe quindi essere il primissimo testimone della nascita della lingua italiana, essendo stato scritto tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo. L’uso del condizionale è d’obbligo, comunque, perché i critici sono ancora in fase di studio sul fatto che sia realmente un esempio di volgare e non di tardo latino.
Per avere un’idea generale della città, comunque, la si può dividere in diverse epoche, per ognuna delle quali si può ricordare un monumento, tra i tanti, rappresentativo: l’epoca romana, con l’Arena, già nominata, e porta Borsari; l’epoca medievale, di cui ricordiamo la Basilica di San Zeno, e quella scaligera, con la Piazza dei Signori. Infine, l’epoca veneziana ci lascia Porta Nuova, mentre l’arsenale di Franz Josef I può rappresentare il periodo austriaco.