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Gli altopiani centrali dell’Ecuador o Via dei Vulcani.

Il nome poetico di Via dei Vulcani è stato coniato da Alexander Von Humboldt, che la visito nel 1802 ed è riferito alla suggestiva valle andina che sorge nel cuore dell’Ecuador. Si snoda a sud di Quito, attraversata dalla Panamericana che fiancheggia le otto cime più alte del paese, compreso il Vulcano Cotopaxi (5897 m),con la sua perfetta sagoma conica che compare in tutte le foto ricordo dei turisti che passano da queste parti, così come il colossale e ghiacciato Vulcano Chimborazo (6310 m).

 

Le vette degli altopiani centrali possono essere scalate anche da escursionisti non particolarmente esperti, unici requisiti una buona forma fisica ed una fase di acclimatamento.

La valle però è anche disseminata di minuscoli villaggi con i loro mercati indigeni e dove la vita sembra essersi fermata a chissà quando.

Rovistare fra i curiosi ed insoliti prodotti che si trovano sulle bancarelle dei mercatini locali può diventare un’esperienza di quelle che si ricorderanno a lungo. 

Fra le cose da non perdere: 

il circuito di Quilotoa: proprio dentro il cuore del ‘territorio indiano’ dell’Ecuador. Visita ai pittori originali di Tigua (dipinti pieni di colori su pelli di pecora). Quindi alla Laguna di Quilotoa. Un breve e scosceso percorso porta giù alla laguna. Qui, quelli più coraggiosi, possono nuotare nell’acqua turchese. Risalita ai bordi del cratere di 4000m a bordo di un volonteroso…asino;

il percorso in bicicletta da Banos a Puyo, scendendo lungo la via delle cascate (Pailon del Diablo fra queste),  dalla foresta nebulare andina alle pianure e sui bordi del Canyon Pastaza. Tragitto con una ferrovia a cavo per attraversare il canyon;  

il punto più lontano dal centro della Terra, la cima del Vulcano Chimborazo, per questa ragione considerato sino ad un po’ di tempo fa la montagna più alta del mondo; 

viaggio a bordo della ‘più spettacolare ferrovia a scartamento ridotto del mondo’, il Chiva Express, sino alla Cordigliera occidentale, alla città indiana di Guamote e all’altopiano di Tiocajas dove gli Incas e gli Spagnoli ebbero modo di combattere più volte. C’è la possibilità di sedersi sul tetto del vagone per godersi lo spettacolo e fare foto più belle.  La discesa mozzafiato lungo la Nariz del Diablo, una delle più spettacolari ferrovie del mondo, viene percorsa sia alla andata che al ritorno; 

il trekking, a piedi o a cavallo, ai piedi delle cime vulcaniche del Parco Nazionale del Cotopaxi, al cui centro si trova il cono perfetto del vulcano omonimo. Cotopaxi è una parola Quicha (la lingua degli indigeni) e tradotta significa ‘il soffice collo della luna’.
Passeggiata alla laguna di Limpiopungo. Visita ad un antico luogo Inca nei dintorni del parco o, in alternativa, una ascensione di 45 minuti dal parcheggio (4.500m) sino al rifugio (4.800m);

l’hornado (maialino al forno con patate), decisamente il mio preferito. Secondo Liliana, la mia assistente, il chugchucara è molto meglio, ma lei è di Latacunga, la città che sta all’esatto centro del mondo, come le dico per prendermi gioco di lei…

e sempre in tema culinario le zuppe, tra cui il locro de papa, cremosa zuppa di patate servita con avocado e formaggio.

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