Il mistero della Cappella di S. Severo e del Principe Raimondo de’Sangro
La città di Napoli è una della città più misteriose del mondo, ricca com’è di miti, leggende e luoghi che trasudano mistiche vicissitudini. Uno di questi è senz’altro la Cappella Sansevero, costruzione cui è dovuta gran parte della fama che circonda il Principe Raimondo de’Sangro, ritenuto una delle personalità più misteriose e allo stesso tempo geniali che abbiano abitato la Napoli del ‘700.La prima fondazione della cappella risale però al 1590 ad opera del Duca Giovan Francesco Paolo de’Sangro che, per costruirla, rinunciò ad una parte del giardino del suo palazzo (si tratta del palazzo di Piazza San Domenico Maggiore, oggi contrassegnato col civico nove), dopo che si furono verificati due fatti miracolosi.
Un tale condotto in carcere, seppure innocente, si trovò a passare laddove oggi sorge la cappella, ov’era raffigurata l’Immagine della Vergine. Il pover’uomo si raccomandò a Lei facendo voto di donare una lapide d’argento nel caso la Vergine lo avesse aiutato a proclamare la sua innocenza. Per intercessione della Madonna l’uomo fu scagionato e mantenne il suo voto. Lo stesso Duca poi, si rivolse alla stessa immagine quando si ammalò gravemente, promettendo che, se fosse guarito, avrebbe edificato una piccola Cappella. La Madonna non mancò di esaudire la sua richiesta e la cappella fu costruita. In poco tempo però, il piccolo sacello divenne meta di intensi pellegrinaggi, tanto che il figlio del Duca, Alessandro de’Sangro, Patriarca d’Alessandria, dovette ingrandirla rinunciando ad una parte del cimitero di famiglia. Da altare commemorativo, si trasformò in una vera chiesa dove venivano celebrata messe.
Fu però Raimondo de’Sangro a dare il volto definitivo alla cappella delle “Pietatella“, iniziando i lavori di ristrutturazione nel 1749. La volta fu affrescata da Francesco Maria Russo, allievo del Solimena. Il riassetto di Santa Maria della Pietà terminò nel 1770 circa.
Don Raimondo spese una vera e propria fortuna in tale opera, sovrintendendo personalmente ai lavori e imponendo agli artisti di non modificare i quattro mausolei preesistenti. Lo stesso Principe suggerì continuamente le tecniche e le tematiche dei vari complessi scultorei, volendo esprimere, attraverso le opere custodite nella Cappella, diversi messaggi ermeneutico-allegorici. Sia le tecniche che i significati di alcune opere artistiche, sono ancora avvolti dal mistero, tanto che negli ultimi secoli si è tramandata la leggenda di questo misterioso principe, alchimista e mago, che fu in grado di realizzare opere meravigliose impiegando pratiche al limite della magia nera.
Effettivamente il Principe Raimondo de’Sangro conduceva studi applicati a varie materie che oggi definiremmo scientifiche ma che allora presentavano tutti i caratteri della magia. Raimondo de’Sangro infatti era famoso al tempo anche per le sue stravaganze. Collezionava strani oggetti e marchingegni (minuziosamente catalogati in un volumetto la cui pubblicazione fu da egli stesso curata, dal titolo “Breve nota di quel che si vede in casa del Principe di San Severo, D. Raimondo di Sangro, nella città di Napoli“) e stupendo i frequentatori dei salotti nobiliari della città con le sue trovate. Si dice infatti che Don Raimondo fu visto viaggiare a Mergellina a bordo di un carro trainato da cavalli….in mare. E una volta fu in grado di riprodurre, si dice, il miracolo di San Gennaro, suscitando lo stupore dei gentiluomini e delle nobildonne presenti in un salotto.
Gli studiosi, meno inclini a credere alle superstizioni popolari, parlano in realtà di un battello a pale in forma di carro (con cavalli di legno) e di alcuni esperimenti che il Principe amava mostrare agli amici. Raimondo de’Sangro mago o scienziato?